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Tiziano Ferro è una bella persona: si parta da qui perché vedere un artista internazionale raccontarsi con una tale profondità, umiltà e sensibilità è roba assai rara. La tv, il cinema e la musica sono pieni zeppi di personalità egocentriche, fuori misura rispetto al mondo reale, concentrate da far schifo su se stessi. Come se il mondo ruotasse intorno a loro. Non è il caso di Ferro, anima gentile, garbata e talentuosa. A Verissimo, nella puntata monografica che gli è stata tributata, è stato un gigante. E a un certo punto ha pure lanciato una stoccata a quegli ospiti televisivi sgraziati, senza pudore, che in tv ci vanno per raccontare velenosamente i fattacci propri (ah, cosa non si fa per un po’ di popolarità).

Tra gli ospiti della puntata c’è stato anche il fratello Flavio, evento più unico che raro (l’uomo è persona assai riservata). Spazio quindi al legame tra fratelli che condividono una rapporto di profonda stima e affetto. Dopo la chiacchierata, Flavio ha sottolineato quanto bene voglia al cantante e quanto lo reputi una persona degna di stima. L’artista ha ricambiato il complimento, rimarcando che non è affatto scontato che due congiunti dichiarino in maniera tanto spontanea la forza del loro sentimento reciproco. “Silvia ne vede di famiglie che non sono orgogliose le une delle altre”, ha chiosato il musicista, con chiaro riferimento a quel sottobosco del mondo dello spettacolo che porta in piazza pubblica le proprie spinose vicende familiari. “Oooooh”, la reazione della conduttrice di Verissimo, che ha avallato pienamente la frase dell’ospite.

Largo poi al successo e alle difficoltà avute in adolescenza e durante la giovinezza:

“Dicevo che ero felice, ero molto grato e sentivo quella gratitudine come qualcosa che spingeva il mio cervello e il cuore verso quest’obbligo morale di esserci e non lamentarmi, non potevo neanche dire come stavo. Sapevo che era una cosa che non capitava a tutti e mi sentivo inadeguato. Fisicamente arrivavo da un periodo diverso, sono stato emarginato tutta l’adolescenza, perché sfig*to e grasso. Faccio canzoni, divento popolare, cosa strana per me, in più sei un cantante pop, giovane e cominciano a dirti che sei bello e bravo e io non riuscivo a crederci e mi sentivo fuori luogo. Adesso posso dirti che non l’ho vissuta bene, all’epoca ti avrei detto che era tutto bello e tutto ok”.

E così, Tiziano, dopo aver sfondato, si è ritrovato disorientato, tentando di costruirsi una vita all’estero. Prima ha sostato in Messico e poi ain Inghilterra. Ed è oltremanica che si è perso nel buio della solitudine e della depressione:

“Dopo il Messico ho preso il diploma di laurea e avevo capito che il mio pensiero libero poteva esistere soltanto lontano dalla popolarità e visto che anche in Messico ero diventato popolare, mi sono trasferito in Inghilterra. Quello, però, è stato un capitolo meno edificante perché non ho fatto amicizie, non andavo a scuola, ho toccato la punta più bassa: quell’anonimato è diventato obbligo alla solitudine e non riuscivo più a guardarmi allo specchio. Volevo essere una persona che ama e quello era un tema controverso perché subivo mobbing: tutti mi chiedevano con chi stavo, chi volevo, ogni intervista era angosciosa perché sapevo che mi avrebbero fatto quella domanda. Mi sentivo di nuovo in terza media, pensavo che sarebbe diventata di nuovo la cosa che o avrebbe iscritto all’albo degli sfigati: avevo paura e mi sentivo difettato e l’Inghilterra ha fatto diventare legge l’idea della solitudine. Lì è esploso, in peggio, il mio rapporto col bere e con l’alcol, questo annichilimento della mente”.

All’epoca, però, Ferro non ha ben concettualizzato il baratro in cui era sprofondato. Soltanto dopo ha capito ciò che gli capitò interiormente. A dargli una grossa mano sono state le sedute di analisi, che lo hanno aiutato ad aprirsi e a riemergere: “La depressione arriva dopo l’Inghilterra, non avevo chiesto aiuto perché non pensavo di averne bisogno, pensavo semplicemente di essere nato difettato. La prima svolta è del 2008, perché non riuscivo a parlare con una persona senza sentire che mi puntava un dito pensando che fossi gay. Mi sentivo come messo all’angolo, ero un sociopatico e a quel punto ho cominciato ad andare in analisi, ho abbracciato una condizione di bellezza, ho iniziato a parlare con amici e famiglia ed è stato automatico parlare con tutti”.

“Io non pensavo che la depressione fosse possibile – ha aggiunto -, pensavo che succedesse agli altri o addirittura ai matti. La depressione è furba, ti convince che la zona di conforto tua, quella del dolore, vada bene così. Non credo che la depressione abbia soluzione definitiva, però continui ad andare in terapia, continui a vedere dei medici specializzati, perché non si parla mai di depressione come malattia, ma spesso è qualcosa di più grande e abbiamo paura di parlarne perché veniamo da decenni di stigma”.

Quando Silvia Toffanin le ha domandato se abbia mai pensato al suicidio, l’artista di Latina ha risposto che “è uno dei sintomi e devi trattarlo come tale, devi capire che l’obiettivo della depressione è vederti a terra. Dobbiamo ridurre il preconcetto attorno a questa parola”.

Spazio poi alla sua famiglia: dal 2016 risiede principalmente a Los Angeles, assieme al coniuge Victor Allen con il quale, il 13 luglio 2019, a Sabaudia, si è unito civilmente (precedentemente i due si erano sposati a Los Angeles, il 25 giugno). Nel 2022 hanno annunciato di essere diventati genitori di Margherita e Andres. “Lo dico con presunzione, sono nato per fare il padre. I miei figli dormono 12 ore al giorno e le altre ridono, sempre, quindi qualcosa di bello lo stiamo facendo”, ha detto raggiante a proposito dei piccini. “Se ve lo state chiedendo, si cambio i pannolini”, ha aggiunto, prevenendo mugugni e maldicenze.

Mirko Vitali

Nato in una città del Nord, un paio di lauree umanistiche e un master in critica dello spettacolo. Si diletta a scrivere di televisione e dell'infernale mondo del gossip del Bel Paese (è convinto che qualcuno dovrà pur farlo questo ingrato mestiere di spifferare i fattacci altrui).

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