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Tiziana Giardoni, moglie di Stefano D’Orazio, a distanza di poco più un anno dalla morte dell’ex batterista dei Pooh, è tornata a parlare del musicista. Ospite a Verissimo (la puntata sarà trasmessa domenica 21 novembre), la donna ha ripercorso alcuni momenti delicati relativi ai giorni della scomparsa dell’artista, spiegando anche il profondo dolore da cui è stata investita. Non solo: Tiziana ha riferito di provare un senso di colpa per via della situazione inerente al contagio da Covid di cui è rimasto fatalmente colpito D’Orazio.

“Quando Stefano è scomparso sono morta insieme a lui” , ha raccontato in modo sofferente la donna nello studio del talk di Canale Cinque. Tiziana, che dopo i funerali si è chiusa in un profondo e doloroso silenzio (rotto soltanto da un ‘mal di pancia’ scaturito lo scorso febbraio per via del mancato omaggio del marito al Festival di Sanremo), ha poi narrato per la prima volta come è avvenuto il contagio di D’Orazio. Ed ha anche raccontato il motivo per cui è attanagliata dal senso di colpa.

“Mio papà, nell’ottobre 2020, aveva sconfitto il cancro dopo sei anni e voleva festeggiare a cena con le sue figlie – ha dettola Giardoni a Silvia Toffanin -. Io ero un po’ restia ad andare per la pandemia ma Stefano mi convinse. Mai avrei pensato potesse succedere qualcosa, invece dopo un paio di giorni mia sorella iniziò ad accusare alcuni sintomi. Allora io e Stefano decidemmo di fare subito un tampone che risultò positivo”.

Da lì iniziò il calvario di Stefano che si spense il 6 novembre 2020: “Quel giorno ho smesso di vivere perché mi sono sentita in colpa. Non ci credevo, è stato tutto così terribile”. La Giardoni ha trovato comunque la forza di offrire alcuni dettagli sugli ultimi giorni del batterista ex Pooh.Inizialmente – ha reso noto la donna – non aveva nessun sintomo. Poi una notte gli è salita la febbre e ho chiamato l’ambulanza per evitare complicazioni, vista la sua condizione di salute non ottimale. Ho pregato i dottori di poter andare insieme a lui in ospedale perché io stessa ero positiva, ma non c’è stato modo di convincerli”.

Dopo il ricovero, Tiziana non ha più avuto modo di vedere il marito, nemmeno nella cassa da morto. Un addio, come altri avvenuti nel pieno della prima e della seconda ondata Covid, terrificante, per via del divieto di non poter vedere i propri cari ricoverato negli ultimi loro scampoli di vita: “Da quel momento in poi non l’ho più sentito e visto, neanche nella cassa da morto. Non meritava di morire in questo modo, è stata inaccettabile una situazione del genere”.

Dramma nel dramma – Pochi giorni dopo la scomparsa del musicista, la Giardoni ha dovuto affrontare un’altra tragedia: la morte di suo padre. “Mio papà – ha confidato – se n’è andato venti giorni dopo Stefano. Aveva 74 anni e stava bene. Ho perso gli uomini più importanti della mia vita. Adesso cerco di fare il più possibile per tramandare quello che di bello mi hanno lasciato”.

La storia d’amore tra Stefano D’Orazio e Tiziana Giardoni

Stefano D’Orazio è convolato a nozze con Tiziana Giardoni (affettuosamente chiamata ‘Titti’) il 12 settembre del 2017. Non una data casuale, bensì la medesima in cui cascava il compleanno dell’ex Pooh. La coppia giunse all’altare dopo ben 14 anni d’amore. “Ho sentito la voglia e il bisogno di mettere un sigillo all’amore che mi lega a Tiziana – aveva spiegato il batterista alla vigilia del matrimonio -. Mi sposo perché amo Tiziana e sposandola le garantisco anche sicurezze che oggi non posso garantire”.

Stefano D’Orazio e il mancato tributo a Sanremo 2021

Doveroso ricordare mio marito morto di coronavirus in una edizione segnata dalla pandemia”. Questo il piccato commento di Tiziana quando al Festival saltò l’omaggio a Stefano per esigenze di scaletta. Amadeus e Fiorello andarono ‘lunghi’ e decisero di tagliare il tributo, innescando il disappunto della Giardoni.

Mirko Vitali

Nato in una città del Nord, un paio di lauree umanistiche e un master in critica dello spettacolo. Si diletta a scrivere di televisione e dell'infernale mondo del gossip del Bel Paese (è convinto che qualcuno dovrà pur farlo questo ingrato mestiere di spifferare i fattacci altrui).

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