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Tananai, al secolo Alberto Cotta Ramusino, in confidenza: in una lunga chiacchierata concessa al Corriere della Sera, il cantante rivelazione del 2022, si è raccontato a ruota libera. Innanzitutto ha spiegato da dove ha avuto origine il suo nome d’arte. “Tananai” è una parola dialettale tipica del Nord Italia ed è usata per descrivere coloro che sono inclini a fare fracasso e a schiamazzare. E siccome il piccolo Alberto era un bimbo piuttosto vivace, suo nonno, venuto a mancare quando l’artista aveva solo 7 anni, era solito apostrofarlo con quel nomignolo.

“Mi chiamava così, non ero un tranquillo, facevo sempre suonare i bicchieri con le forchette. È morto quando avevo 7 anni, il nome d’arte è un omaggio all’unico in famiglia che non sono riuscito a stressare con la mia musica”, ha raccontato il cantante, ricordando la figura parentale.

Capitolo successo e notorietà. Tananai ha avuto un percorso paradossale: al Festival di Sanremo 2022 si è classificato all’ultimo posto. Lui stesso pensava di aver bruciato un’occasione cruciale per la sua carriera e, invece, la ‘maglia nera’ indossata all’Ariston non gli ha precluso di spiccare il volo. Oggi è al vertice delle classifiche musicali, oltre ad essersi imposto come personaggio di tendenza. A ciò si aggiunge il successo “La dolce vita”, tormentone sfornato insieme a Fedez e Mara Sattei.

Nato a Milano l’8 maggio 1995, è cresciuto a Cologno Monzese. “Fino a che con non ho avuto il motorino – ha narrato -, che con un amico usavo per arrivare a San Babila, la metropoli sembrava distante. La mia è stata una vita di periferia tranquilla, senza problemi. Al massimo qualche battuta tipo “ciccione” e qualche spintone quando ero un ragazzino obeso. Non direi bullismo, anzi, nulla in confronto ai tweet di Sanremo”.

Davvero aveva un sovrappeso tale da considerarsi obeso? “In seconda media ero 1 metro e 50 e pesavo 82 chili. Adesso ne peso 76 e sono 1 e 82… Ho anche saltato qualche mese di scuola perché non volevo farmi vedere: ero in carrozzina per un problema a un ginocchio. Quell’estate ho iniziato a mangiare bene, sono arrivati gli ormoni che mi hanno fatto crescere in terza, quando ho iniziato a piacere alle ragazzine, pensavo mi prendessero in giro”.

Il cantante è poi passato a parlare di amore e sentimenti. Suo padre, dentista, sta assieme a sua madre che pensa all’organizza dello studio professionale. “Stanno insieme da 30 anni – ha spiegato – e da più di 20 lavorano insieme, 24 ore su 24 insieme. Ogni tanto litigano, ma ho avuto la fortuna di avere una bella forma di amore sotto gli occhi. Ah, e mia zia fa l’assistente di papà”.

E lui? L’amore? C’è una lei? “Non ho fretta di crescere o l’ansia di raggiungere una condizione”, ha confidato, aggiungendo che quando a 20 anni è uscito di casa è subito a convivere con una ragazza. La love story è terminata dopo diversi mesi e da quel naufragio sentimentale è nato un brano: “Ho fatto una caz…ta. Quando è finita dopo due anni e mezzo ho scritto “Giugno”, un brano triste. È la canzone che mi ha fatto capire che scrivere è un mezzo di espressione, è terapeutico”.

Tanani ha poi parlato dei suoi studi. Dopo lo scientifico, per due anni ha frequentato la facoltà di architettura. Non era la sua strada e infatti l’ha lasciata per inseguire quel sogno chiamato ‘musica’. Nessun rimpianto: “Ho lasciato per la musica ma sarei stato un architetto mediocre. L’architettura è coercitiva, ti costringe a guardare le opere anche se non vuoi. E troppi architetti andrebbero radiati…”.

Si torna sul capitolo Sanremo, un’esperienza che non è andata benissimo. Tante le critiche che gli sono piovute addosso sia per il brano portato in gara sia per l’intonazione non impeccabile. “Mi sono inc…to. Non per le critiche, ma con me stesso. Pensavo di aver bruciato un’occasione. Dopo la prima serata ero felice che fosse uscita la voce”, ha raccontato per poi aggiungere: “Ai tempi dell’università mi veniva la lingua felpata a parlare in pubblico… Invece quella notte mi sono svegliato, ho preso il cellulare e ho visto il diluvio di critiche. Ho pensato “all’Italia non piaci””.

Tananai ha subito reagito. Per prima cosa ha preso le critiche e l’ultimo posto con filosofia. Quello che doveva essere un flop, si è rapidamente trasformato in un occasione da sfruttare. A distanza di sole 24 ore dalla conclusione del Festival, infatti, il suo agente si ritrovò pieno di chiamate. Tutti volevano il cantante:

“Il giorno dopo il ritorno a casa: mi chiama il mio manager e mi dice che tutti mi vogliono. Il vero cambiamento però è stato quando “Baby Goddamn” è arrivata terza in classifica. Fino a quel momento temevo di saltare fuori solo come personaggio. La gente mi fermava per strada e mi diceva “vorrei prendere la vita come tu hai preso Sanremo”. Che andrebbe bene per un motivatore, ma io faccio il cantante… Mi aveva messo sull’avviso Stefano Bonaga, il filosofo, incontrato casualmente in un locale a Bologna: “capisco il tuo turbamento, attento a non cadere nel diventare il personaggio di te stesso perché poi arriva il giorno in cui lo realizzi e crolla tutto”. Quando hanno iniziato a parlarmi della musica ho capito che era successo qualcosa”.

Se arrivasse un’altra chiamata da Amadeus, accetterebbe oppure no? La risposta è stata ni: “Dipende dalla canzone. Non ci puoi andare solo per ma manie di protagonismo, altrimenti è come con la droga, a un certo punto finisce”.

Mirko Vitali

Nato in una città del Nord, un paio di lauree umanistiche e un master in critica dello spettacolo. Si diletta a scrivere di televisione e dell'infernale mondo del gossip del Bel Paese (è convinto che qualcuno dovrà pur farlo questo ingrato mestiere di spifferare i fattacci altrui).

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