Signorini in lacrime a Verissimo: come vive la sua omosessualità da praticante e come i genitori vissero la situazione
Alfonso Signorini senza filtri a Verissimo. Il direttore di Chi, nonché conduttore del Grande Fratello Vip 4, si è raccontato a ruota libera con l’amica e collega Silvia Toffanin. Un’intervista intima, vera, toccante, dove non sono nemmeno mancati gli occhi imperlati di lacrime per la forte emozione. Il giornalista ha parlato del rapporto con i suoi genitori, entrambi scomparsi, del suo compagno Paolo, del suo essere gay e cattolico, con tutte le conseguenze del caso, almeno innanzi all’istituzione ecclesiastica…
Verissimo, Signorini si confida con Silvia
“Prima di iniziare il GF avevo una paura folle, adesso invece mi sto divertendo come un pazzo. Esperienza bellissima e bello conoscere persone che vogliono abbandonare la maschera”, esordisce Signorini. Poi parte una clip della sua carriera. In sottofondo una lettera di Silvia Toffanin. Stima e affetto sincero per lui, che è visibilmente toccato: Occhi lucidi e lacrime. “Il segreto per non invecchiare mai è avere curiosità. Mia mamma quando ha smesso di essere curiosa se ne è andata. Il Grande Fratello Vip è l’ennesima sfida, l’ennesima curiosità. La cosa bella è che la vita non smette mai di regalarti queste sfide”, commenta Alfonso. Ora è un uomo di potere. Più amato o temuto? “Preferisco essere amato. Chi mi conosce non mi teme, ma per il mestiere che facciamo bisogna anche essere temuti.”
Signorini e i genitori: “Trovai il coraggio di dirgli la mia situazione”
Spazio al padre il cui ricordo è legato a un rimorso. Alfonso non è mai riuscito a dirgli “Ti voglio bene” prima che morisse: “Lo ho assistito fino alla fine con mia sorella, ma non ho mai trovato il coraggio di dirglielo per pudore. Fu un uomo di grande onestà. Con la mamma non ho fatto lo stesso errore, ricordo quando l’ho lavata l’ultimo giorno. Le ho messo il borotalco, ci eravamo scambiati i ruoli.” E i genitori come vissero la sua omosessualità? “A un certo punto mamma ha finito di chiedermelo perché aveva capito. Ho trovato il coraggio di dire a mia mamma la mia situazione, poi mi sono accorto che per loro non era per nulla un dispiacere. Mio papà ha sempre ben accolto Paolo senza dargli tanta confidenza, mia mamma lo ha accolto come se fosse suo figlio.”
Signorini e la chiesa
“Mi sarebbe piaciuto avere un figlio, ho provato ad averlo in affidamento ma non ci sono più i termini anagrafici”, narra sempre il direttore di Chi. “Sono contrario, però, a uteri in affitto e altre scelte estreme. Però le rispetto, sono cose molto personali. Comunque un figlio mi manca“. Toffanin pone un’altra questione: “Tu sei praticante, vivi un senso di colpa essendo omosessuale?”. “La chiesa non condanna l’omosessualità, ma ti dice che non devi consumarla. Ogni volta ti devi pentire di questo e poi vieni perdonato. Al che io ho chiesto ciò al mio padre spirituale. Lui mi ha detto: ‘Questo è il protocollo, tu non devi pentirti di nulla’. La chiesa non è solo questo, ma molto altro e di meglio.”