C’è un motivo se Damiano David sta avendo un successo planetario. Semplicemente è un artista ‘da paura’, per dirla col gergo giovanile, e non un ‘mestierante‘ della musica, con tutto il rispetto per i ‘mestieranti’, ossia coloro che, pur essendo in grado di sfornare hit e buone canzoni, non arrivano al cuore. Damiano invece è di un’altra pasta. Ha personalità, charme e sa cantare ed emozionare che è una meraviglia. Così, quando è sbarcato sull’Ariston intonando ‘Felicità‘ di Lucio Dalla subito gran parte del pubblico ha compreso perché lui è stato scelto come super ospite mentre gli altri sono in gara.
Sui social, tranne qualche voce fuori dal coro che lo ha criticato evidentemente non sapendo di che cosa stesse parlando, è stato un tripudio. Da sottolineare inoltre un appello lanciato da centinaia e centinaia di utenti. “Damiano, ti prego, torna a cantare in italiano”, hanno digitato in tantissimi su X e Instagram. Chissà se l’artista romano presterà ascolto alla richiesta. Difficile, per lo meno in questo momento, in quanto, avendo ormai ottenuto un successo di pubblico a livello internazionale, naturalmente predilige esibirsi e fare musica in inglese, lingua che ovviamente gli consente di raggiungere una platea ampissima.
Tornando alla performance di ‘Felicità’ all’Ariston, sul palco è anche spuntato il divo Alessandro Borghi con un bimbo, Vittorio. Entrambi hanno dato un tocco in più al momento emozionante, cercando di rappresentare anche ‘plasticamente’ il brano del mitico Lucio Dalla. L’esibizione di Damiano è stata struggente a tal punto che quando è terminata ha fatto finire in lacrime il piccolo Vittorio, che è stato abbracciato dall’attore che ha poi speso parole di profonda stima per il frontman dei Maneskin: “Abbiamo pensato che Vittorio fosse la persona giusta per rappresentare che si può passare da uno stato di sonnolenza alla ricerca della felicità. E volevo ringraziare molto Damiano che mi ha permesso di essere qui”.
Un bel momento, ricco di emozioni e senza troppa retorica. Bravo Borghi, bravo Vittorio e, soprattutto, bravo Damiano. Che altro dire, giù il cappello. O se si preferisce, chapeau!