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rita dalla chiesa fabrizio frizzi coronavirusRita Dalla Chiesa si affida all’ex marito Fabrizio Frizzi per infondere speranza: il video che sta facendo il giro del web e il suo significato

In fondo al tunnel c’è la luce. Non bisogna mollare e proseguire fino a scorgere il bagliore, inseguirlo e abbracciare il tripudio di luminosità che ci attende. Con vena positiva si potrebbe riassumere così l’emergenza che l’Italia sta affrontando, stretta nella tenaglia del coronavirus. Rita Dalla Chiesa, per infondere coraggio e speranza, si è affidata a un video del compianto Fabrizio Frizzi, suo ex marito (i due vissero una lunga storia d’amore dal 1985/86, coronata con le nozze nel 1992. Poi la separazione nel 1998 e il divorzio nel 2002. Tuttavia i loro rapporti sono sempre rimasti ottimi).

Fabrizio Frizzi e la capacità di dare speranza

Rita Dalla Chiesa, nelle scorse ore, sul suo profilo Twitter, ha riproposto uno degli spezzoni più toccanti della tv italiana. Protagonista Fabrizio Frizzi mentre racconta la storia delle “Quattro candele”. Un momento commuovente di piccolo schermo, un inno a non mollare, che fu ritrasmesso da Blob dopo la scomparsa del conduttore. Frizzi, all’epoca, accompagnato dal tappeto musicale della Cavatina di Stanley Myers, snocciolò il brano delle “Quattro candele”, metafora di speranza. Un filmato che vale più di mille dichiarazioni. Perché Fabrizio era proprio questo: un uomo, prima ancora che un conduttore, che sapeva infondere pacatezza, tranquillità e bontà in modo spontaneo e naturale, avendo il pregio di non cascare nella retorica.

La storia delle “Quattro candele”

Di seguito viene trascritta per intero la storia delle “Quattro candele” e viene proposto il video divulgato da Rita Dalla Chiesa:

In una stanza quattro candele, bruciando, si consumavano lentamente. Il luogo era talmente silenzioso che si poteva ascoltare la loro conversazione. La prima diceva ‘Io sono la pace ma gli uomini non riescono a mantenermi. Penso proprio che non mi resti altro da fare che spegnermi’. E a poco a poco la candela si lasciò spegnere.”

“La seconda candela disse ‘Io sono la fede ma purtroppo non servo a nulla. Gli uomini non ne vogliono sapere di me e per questo motivo non ha senso che resti accesa’. Appena ebbe terminato di parlare, una leggera brezza soffiò su di lei e la spense.”

“Triste triste, la terza candela a sua volta disse ‘Io sono l’amore e non ho la forza per continuare a rimanere accesa. Gli uomini non mi considerano e non comprendono la mia importanza’. E senza attendere oltre la candela si lasciò spegnere.”

“In quel momento un bambino entrò nella stanza, vide le tre candele spente e, impaurito per la semioscurità, disse ‘Ma cosa fate? Voi dovete rimanere accese. Io ho paura del buio’. E così dicendo scoppiò in lacrime. Allora la quarta candela, impietosita, disse ‘Non piangere. Finché io sarò accesa, potremo sempre riaccendere le altre tre candele. Io sono la speranza’. Con gli occhi lucidi di lacrime, il bimbo prese la candela della speranza e accese tutte la altre.”

Cosa vuol dire questa storia? Che non si deve spegnere mai la speranza dentro il nostro cuore e che ciascuno di noi può essere lo strumento, come quel bimbo, capace in ogni momento di accendere con la sua speranza la fede, la pace e l’amore”.

Mirko Vitali

Nato in una città del Nord, un paio di lauree umanistiche e un master in critica dello spettacolo. Si diletta a scrivere di televisione e dell'infernale mondo del gossip del Bel Paese (è convinto che qualcuno dovrà pur farlo questo ingrato mestiere di spifferare i fattacci altrui).

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