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Ancora un caso di censura a Reazione a Catena. Nella puntata andata in onda mercoledì 20 settembre, la Rai ha deciso di bippare una parola detta dal concorrente Maurizio Lucano, della squadra degli Argonauti. L’evento, ancora una volta, è accaduto durante L’Intesa Vincente. Ecco qual è stata la parola utilizzata, che ha spinto Viale Mazzini a ricorrere ad un simile provvedimento.

Reazione a Catena: nuova censura

Per far indovinare la parola “bambina” a Maurizio, Ornella e Marco (gli altri due concorrenti della squadra), hanno formulato la seguente domanda: “Chi è donna piccolina?“. Maurizio ha quindi premuto il pulsante e risposto con la parola “nana”. La risposta, ovviamente, non è udibile per via del bip inserito, ma dal labiale del concorrente si comprende che è stata questa la parola detta.

Censura abbastanza esagerata, quella apportata dalla Rai in questa situazione. Probabile che, nel nuovo corso di Reazione a Catena, si stia cercando di evitare scivoloni che possano offendere o impressionare qualcuno. Ad ogni modo, gli Argonauti sono riusciti a trionfare sulla squadra avversaria (I Ciao Nonni) allo spareggio, aggiudicandosi un montepremi pari a 8.125 euro. L’impresa non si è ripetuta nella puntata successiva, con gli Argonauti che, pur confermandosi campioni, non sono riusciti a vincere ancora.

Censura a Reazione a Catena: non è la prima volta

Visto che Reazione a Catena è un programma registrato, la Rai può intervenire con delle censure dopo la registrazione, come in questo caso. Non è la prima volta, d’altronde, che si assiste ad una simile situazione. Circa un mese fa, erano stati i Dai e Dai a vedersi censurare un’intera costruzione della frase. In questo caso, la squadra aveva utilizzato una frase infelice per far indovinare al proprio compagno la parola “borsetta”, facendo riferimento allo stereotipo dello scippo all’anziana. Marco Liorni, nonostante la squadra fosse riuscita ad indovinare la parola, è intervenuto, facendo notare l’utilizzo di parole inappropriate.

I Dai e Dai, compreso lo scivolone, si sono subito scusati e il gioco è proseguito. Nei casi citati, la censura è intervenuta per via di parole che esulano dal “politicamente corretto”. Ci sono, però, altri momenti in cui può scattare un simile provvedimento, come il nominare accidentalmente marchi o brand, al fine di evitare pubblicità occulta inconsapevole.

Luca Fabbri

Nato nel 1999, vive a Roma. Laureato in Arti e Scienze dello Spettacolo alla Sapienza con una tesi sulla fiction Rai, è specializzato in video – editing e sceneggiatura. Negli anni ha coltivato altri interessi come l’editoria online, la grafica e la regia. Curiosità e senso del dovere sono il binomio che più lo contraddistingue.

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