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Soleil ha debuttato in Rai come conduttrice. Alt! Innanzitutto è bene, a onor di verità, dire che in “Felicità“, l’influencer non è la conduttrice. La si vede apparire in pochi minuti mentre chiacchiera con alcuni ospiti. Più che una chiacchierata, sempre a onor del vero, fa delle domande di pochi secondi studiate a tavolino. E le snocciola a raffica, nello stesso stile con cui parlava al Grande Fratello Vip quando veniva chiamata in causa da Alfonso Signorini.

Ora, la ragazza è alla sua prima esperienza in una trasmissione sulla Tv di Stato e non c’è da pretendere che faccia la Milly Carlucci di turno. Il riferimento non è casuale. A definirla la “nuova potenziale Milly” è stato Pascal Vicedomini, cioè colui che davvero conduce “Felicità” su Rai Due. Tralasciando il paragone fantascientifico, è bene focalizzarsi su alcuni requisiti fondamentali di cui bisogna essere in possesso se si vuole puntare a divenire un giorno dei volti della tv generalista.

Naturalmente è cruciale sapere l’italiano ed essere spigliati, e ovviamente stare al passo con i tempi televisivi in cui il tempo è poco e le cose da dire tante. Ebbene, su tali punti Soleil è preparata. Poi arrivano le note dolenti: fondamentale, ancor prima del sapersi esprimere con una certa scioltezza, è il creare empatia con il pubblico, il non apparire ‘costruiti’ e ‘perfetti’. Si prendano gli esempi dei big. Amadeus, Conti, Marcuzzi, Scotti, Andrea Delogu (si anche lei ormai può essere considerata big), appunto Milly Carlucci etc etc…

Tutte queste figure sono spigliate, sanno sempre cosa dire al momento giusto, ma, soprattutto, sanno porsi innanzi alla telecamera con familiarità. Non danno l’impressione di leggere il gobbo (anche se a volte lo fanno), sembra sempre che vadano a braccio e che stiano parlando affettuosamente a un conoscente, a un amico. La tv generalista dell’intrattenimento è questo. Chi vuole tentare tale strada se lo deve stampare in testa.

Scontato che si debba studiare, ma questo non basta. E Soleil, che si vede che ha fatto bene i compiti a casa, ora è chiamata a fare un ulteriore step, il più difficile, quello della ‘spontaneità‘ e dell”empatia‘. Perché parlare a raffica in un italiano correttissimo, guardare in camera e sorridere a comando, passare dall’accento del Bel Paese a quello british in modo marcatissimo quasi a voler sottolineare ‘guardate quanto sono brava’, non paga. E non basta se non c’è l’effetto “familiarità”. Per questo il debutto di Soleil non è andato bene ed è da bocciare. L’ex Uomini e Donne, però, ha tempo per migliorare.

Felicità e gli ascolti bassi

Altro tasto dolente di “Felicità” sono gli ascolti. Il programma va in onda nel mezzogiorno dei sabati agostani, non proprio una collocazione in cui si può fare il botto. E infatti ha raccolto numeri tutt’altro che esaltanti. Pur vero però che, rispetto al 3.3% di share della prima puntata (266 mila utenti) e il 3.5% della seconda (304 mila utenti), si può fare meglio.

Mirko Vitali

Nato in una città del Nord, un paio di lauree umanistiche e un master in critica dello spettacolo. Si diletta a scrivere di televisione e dell'infernale mondo del gossip del Bel Paese (è convinto che qualcuno dovrà pur farlo questo ingrato mestiere di spifferare i fattacci altrui).

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