Dearon Thompson, che ha vestito i panni dell’infermiere Malik McGrath nella fortunata serie tv americana E.R. – Medici in prima linea, è morto nelle scorse ore, all’età di 55 anni. Negli States era noto anche con il soprannome Deezer D e, come rende noto il sito americano Tmz, è stato trovato senza vita nella sua casa di Los Angeles. Secondo quanto ricostruito fino ad ora, l’interprete era irraggiungibile telefonicamente dalla mattina di giovedì 7 gennaio 2021. Da qui la preoccupazione delle persone a lui vicine e poi la tragica scoperta della scomparsa.
Il fratello di Thompson, Marshawn, ha rilasciato alcune dichiarazioni ai media d’oltreoceano spiegando che le cause del decesso dovrebbero essere ricercate in un arresto cardiaco. A portare alla morte l’attore sarebbe quindi stato un infarto. Uno scenario più che plausibile visto che Dearon in passato aveva già dovuto affrontare diversi problemi al cuore, come quando nel 2009 dovette sottoporsi a sei ore di operazione chirurgica proprio per via di disfunzioni all’organo pulsante.
Il pubblico italiano lo ricorda nel ruolo di Malik McGrath, impegnato tra le corsie del pronto soccorso di E.R. – Medici in prima linea, la serie tv cult del anni Novanta che lanciò nell’olimpo delle star hollywoodiane George Clooney. Nel medical drama, prodotto dal 1994 al 2009, l’attore ha recitato in circa 200 episodi. Altri ruoli in cui lo si ricorda sono quelli dei film Vanilla Ice Cool as Ice, Romy e Michele, CB4 e Fear of a Black Hat. Non solo set cinematografici nella sua carriera, ma anche tanta musica, ambiente in cui era noto come Deezer D. L’artista ha avuto infatti successo anche nel genere rap e in qualità di artista motivazionale.
Dearon Thompson: “Il problema con la mia aorta è la stessa cosa che ucciso John Ritter”
Come sopra accennato, nel 2009 subì un importante intervento al cuore. Qualche tempo dopo Thompson spiegava ai media che gli era stata impiantata una valvola cardiaca che però perdeva e quindi l’arteria aorta si era espansa spaventosamente. Da qui la necessità di operarsi, anche perché all’epoca dovette affrontare “oltre dieci episodi di insufficienza cardiaca” negli ultimi otto mesi, cioè prima dell’operazione. “Quello che stavo attraversando nell’ultimo anno è stato spaventoso. Il problema con la mia aorta è la stessa cosa che ucciso John Ritter, sono così grato che il mio medico l’abbia trovato in tempo”, concludeva. Oggi, circa 12 anni dopo, il triste e drammatico epilogo.