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Nella mattinata di oggi, 28 settembre, è piombato sul mondo dello spettacolo italiano come un fulmine a ciel sereno un terribile annuncio: si è spento Bruno Arena, celebre membro del duo Fichi d’India. Ad annunciarne la morte via social è stato per primo il figlio, Gianluca, che ha commentato così la scomparsa del padre: “Non ero ancora pronto..ma tanto non lo sarei mai stato.. Buon viaggio papà..lasci un vuoto immenso”. Subito dopo sono arrivate le parole su Instagram del caro amico Paolo Belli, dichiarazioni alle quali hanno fatto seguito, poche ore dopo, anche quelle dello storico collega Max Cavallari.

C’è voluto un po’ di tempo prima che Cavallari, suo compare per tanti anni sui palchi d’Italia (e su quello di Zelig soprattutto), trovasse le parole giuste da pubblicare. Erano tanti anni, fin dal giorno del malore, che Cavallari gestiva la pagina Facebook dei Fichi d’India con amore e devozione, aggiornando i fan del duo con foto e video del suo collega, molto provato e in sedia a rotelle.

A circa 4 ore dall’annuncio della morte di Bruno Arena, con due distinti post, Max Cavallari ha semplicemente scritto: “Hai preso la valigia con le parrucche. Adesso farai ridere i grandi lassù. Ti amo”. Poco dopo il comico ha rivelato un’informazione fino a questo momento inedita: a quanto pare, la sala di Zelig sarà intitolata proprio al compianto Bruno Arena.

Il figlio di Bruno Arena parla del padre: la prima intervista dopo la morte

Oggi stesso, con il cuore ancora spezzato per questa terribile perdita, Gianluca Arena, figlio di Bruno, ha parlato al Corriere della Sera, raccontando come ha vissuto gli ultimi giorni di vita del padre. Intervistato da Barbara Visentin, il figlio di Arena ha raccontato che il comico se n’è andato nel sonno:

“Da qualche tempo non abito più a Varese e ieri sera mi ha chiamato mia madre per avvisarmi che papà non c’era più. Sono subito tornato qui e l’aspetto bello, fra virgolette, è che nel giro di tre ore papà è riuscito a riunirci tutti e tre: io, mio fratello e mia mamma. La cosa buona è che se n’è andato nel sonno, quindi la sofferenza degli ultimi anni non l’ha provata negli ultimi momenti. […] Ringrazio Dio perché la settimana scorsa ero tornato da lui dopo un po’ che non lo vedevo. Sono stato fortunato, anche se non posso dire di averlo salutato perché nessuno si aspettava che ci lasciasse, ho sempre sostenuto che ci avrebbe seppellito tutti. Non voleva mollare e non penso che abbia mollato, penso che abbia solo capito che era ora.”

Arena ha poi spiegato come il suo papà ha vissuto questi ultimi, difficilissimi anni di vita, impossibilitato a parlare e a muoversi dopo il malore che l’aveva colpito nel 2013 mentre provava il suo sketch sul palco di Zelig:

L’anno scorso c’erano state delle complicazioni, ma poi papà si era ripreso perché era un guerriero, non ha mai mollato un colpo. Certo dopo il presentarsi del problema, 9 anni fa, la situazione non era più quella di prima, ma lui come carattere era rimasto lo stesso. Forse nell’ultimo periodo si vedeva che era stanco, talvolta arrabbiato. D’altra parte lui era uno che non stava mai seduto per più di un quarto d’ora e in questi anni ha avuto modo di recuperare. A denti stretti dico che forse è stato meglio così, che se n’è andato come sperava. Anche mia madre che l’ha visto fino all’altro ieri ci ha detto che era tranquillo e sorrideva.

Bruno Arena era stato colpito nel 2013 da un aneurisma cerebrale molto grave che l’aveva reso improvvisamnete un vegetale. Il collega Max Cavallari era rimasto al suo fianco fin dal primo momento, diventando il “social media manager” de I Fichi d’India. Bruno Arena non sarebbe mai più riuscito a parlare: tuttavia, il comico era in grado di muovere gli occhi e (poco) le mani, dimostrando con piccoli gesti di riuscire ancora a reagire agli stimoli esterni.

Alberto Muraro

Appassionato di musica, sono "multilingue e multitasking". Credo, in tutta onestà, di essere il massimo esperto italiano di casa Ferragnez. Sogno di condurre l'Eurovision Song Contest, in attesa di tornare in veste di inviato al Festival di Sanremo. Ho scritto anche un libro, Linea 148.

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