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Deve esserci un limite alla ‘spietatezza’ in tv? Chiunque conosca il funzionamento dei programmi del piccolo schermo, in particolar modo quello dei talent show, sa bene che l’interesse suscitato nel pubblico dipende in buona parte dalla competizione e dalla personalità dei giudicanti. MasterChef Italia, giunto alla 12esima edizione, è un esempio perfetto di tali dinamiche. Da un lato degli chef inflessibili, dall’altro gli aspiranti cuochi che vivono le sfide con una sorta di timore reverenziale nei confronti del gota della cucina, appunto i giudici. Questi ultimi, grazie anche ad un lavoro meticoloso realizzato in post produzione (per chi non lo sapesse lo show è registrato), quasi sempre hanno un atteggiamento cinico e intransigente. Trattasi di una delle cifre stilistiche di MasterChef.

Nel corso della puntata in onda giovedì 5 gennaio su Sky Uno (in streaming su Now), un concorrente, Franco Girardi, dopo essere stato eliminato, ha ‘osato’ rompere lo schema canonico del cooking show, rifilando a Giorgio Locatelli, Antonino Cannavacciuolo e Bruno Barbieri una stoccata piccata. Un episodio del tutto insolito. Nessuno “sì chef” , sostituito da un’esternazione che ha tirato di mezzo l’aspetto della sensibilità umana.

Ogni tanto ricordatevi che davanti a voi non ci sono solo degli aspiranti chef, ma delle persone”, ha tuonato Girardi prima di abbandonare il programma in seguito all’eliminazione. Parole che hanno fatto drizzare le antenne ai giudici. “Come osa? Lesa Maestà”, l’interpretazione dei loro pensieri trapelata dai loro volti. Quindi ecco la replica di Cannavacciuolo che ha scelto di rivolgersi ai concorrenti ancora in gara: “Se noi non tenessimo in considerazione il fatto che abbiamo davanti delle persone, credetemi, su quella balconata non ci sarebbe nessuno”.

Insomma, il tre stelle Michelin non ha fatto una piega e, anzi, ha rigirato la frittata, lasciando intendere che solo grazie alla benevolenza sua e dei suoi colleghi qualcuno è ancora in gara. Per farla breve: a suo avviso, i giudici non sono per nulla ‘spietati’ e manchevoli di sensibilità, anzi sono assai comprensivi tanto da permettere agli aspiranti chef di continuare il loro percorso.

MasterChef, è bene ripeterlo, funziona proprio perché gli chef stellati utilizzano un’intransigenza ultrà cinica. Se ci fossero personalità che continuerebbero a dare pacche sulle spalle e a dire di non preoccuparsi ai concorrenti l’appeal del programma scenderebbe in picchiata in un amen. Insomma, il cinismo è un ingrediente indispensabile per la trasmissione. Ma fino a che punto ci si può spingere? Ecco quindi che si torna al quesito iniziale: deve essere posto un limite alla ‘spietatezza’ televisiva?

Mirko Vitali

Nato in una città del Nord, un paio di lauree umanistiche e un master in critica dello spettacolo. Si diletta a scrivere di televisione e dell'infernale mondo del gossip del Bel Paese (è convinto che qualcuno dovrà pur farlo questo ingrato mestiere di spifferare i fattacci altrui).

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