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Gianmarco Tamberi è stato uno dei primissimi ospiti della nuova stagione di Verissimo, che ha preso il via questo pomeriggo, 18 settembre, su Canale 5. L’atleta olimpico ci ha fatto sognare lo scorso 1 agosto, vincendo la medaglia d’oro nel salto in alto alle Olimpiadi di Tokyo 2020, dopo anni decisamente difficili.

Il mondo dello sport italiano si ricorderà infatti di Gianmarco Tamberi, oltre che per il bizzarro look (per anni si è rasato la barba a metà) anche per l’infortunio nel 2016. Subito prima delle Olimpiadi di Rio de Janeiro, lo sportivo si fece male ad una gamba e fu costretto a rinunciare al sogno olimpico a cui si stava preparando da molto tempo.

La vittoria a Tokyo (a parimerito con il collega e amico qatariota Mutaz Essa Barshim) è stata dunque la chiusura di un cerchio per l’atleta, già corteggiatissimo dalla tv a poche settimane dal rientro in Italia. Ed ecco che a Silvia Toffanin lo sportivo ha avuto modo di raccontare questi ultimi mesi così intensi

Tamberi, che non ha portato la medaglia in studio perché l’ha lasciata in cassaforte (“la teniamo distante da ogni possibile rapimento” ha precisato) ha prima di tutto commentato le emozioni del ritorno:

Vedere il sorriso delle persone e tutti coloro che si avvicinano perché ti dicono grazie perché gli hai dato speranza che ci hai regalato è bellissimo, ti riempie di gioia.

Gianmarco Tamberi viene da una famiglia di sportivi, il fratello Gianluca è un giavellotista, mentre il padre è infatti un allenatore (a sua volta ex saltatore in alto). Del genitore, Tamberi racconta:

Avere un genitore come allenatore è molto complicato. Ci sono lati positivi e negativi. Da un lato c’è che puoi fidarti al cento per cento di quella persona. Dall’altro c’è la figura del genitore, c’è un figlio che si sente sempre sotto osservazione. Gli scontri continuano ad esserci, comunque.

In studio da Silvia Toffanin, il saltatore in alto ha anche ricordato il momento dell’infortunio:

Era il 15 luglio era l’ultima gara prima delle Olimpiadi, a quel punto ero il saltatore in alto più forte del mondo. Sembrava un momento che prepari da anni, sembrava tutto perfetto. Qualche mese prima alla mia ragazza chiesi: “Ma come mai sono così fortunato?”. E poi tutto d’un tratto è scomparso tutto. Sono finito a terra schiacciato, la mia caviglia non ha tenuto la pressione della rincorsa, si è rotto un legamento interno della caviglia, un infortunio terribile per chi fa il mio sport. […] Ho passato dei mesi a piangere, a chiedermi perché proprio a me, perché non un mese dopo le Olimpiadi.

Raccontando tutto quello per cui è passato, lo sportivo non è riuscito a trattenere le lacrime. Parlando del suo percorso e delle difficoltà, per fortuna ormai alle spalle, Tamberi ha dichiarato:

Io ci credevo perché ci dovevo credere, ma vedevi che le persone mi stavano accanto e cercavano di rincuorarmi, come a dire anche se non ce la farai per me ce l’hai fatta perché ci hai provato. Ma a me non bastava, io volevo riuscirci. Queste frasi me le sono ripetute talmente volte nella testa che a leggerle ora fa male. Come se non ci fossi riuscito davvero. Mi sembra quasi impossibile che alla fine di questo percorso ce l’ho fatta.

Tamberi, come forse ricorderete, è salito sul gradino del podio olimpico più alto lo stesso giorno del collega Marcell Jacobs, il velocista che sembra essere in odore di Ballando con le stelle in veste di ballerino per una notte. Insieme alla Toffanin, Tamberi ha ricordato anche il momento dell’abbraccio che ha fatto venire la pelle d’oca all’Italia intera. Nessuno, quel giorno, si sarebbe infatti mai aspettato un exploit simile per la nostra atletica.

Ciliegina sulla torta il racconto del matrimonio imminente con la sua storica fidanzata presente a sua volta in studio, Chiara, a cui ha fatto la proposta poco prima di partire per il Giappone, lo scorso 13 luglio.

Alberto Muraro

Appassionato di musica, sono "multilingue e multitasking". Credo, in tutta onestà, di essere il massimo esperto italiano di casa Ferragnez. Sogno di condurre l'Eurovision Song Contest, in attesa di tornare in veste di inviato al Festival di Sanremo. Ho scritto anche un libro, Linea 148.

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