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È ormai un anno che cinema e teatri sono chiusi. La pandemia, infatti, ha stroncato notevolmente i settori riguardanti l’arte, la cultura e lo spettacolo. Dopo il lockdown di marzo 2020, molti lavoratori dei seguenti campi sono rimasti a casa e con loro anche tutti i prodotti culturali che ne conseguono.

Il cambiamento delle dinamiche politiche di questi giorni, però, hanno acceso in alcuni la luce in fondo al tunnel. Alcuni attori e registi hanno detto la propria in merito alla questione rivolgendo un accorato ed importante appello a Mario Draghi, che si occuperà delle future sorti dell’Italia. Nelle sue mani infatti ora anche la decisione se riavviare o meno la macchina dello spettacolo, che ha subito un fermo per troppo tempo.

È ormai passato un anno, infatti, come si diceva, da quando per il bene della popolazione e soprattutto per rallentare la diffusione del Coronavirus, si è deciso di chiudere teatri e cinema. Molti settori sono ripartiti. Ma per quanto riguarda lo spettacolo, cantanti, attori, e staff dipendente, sono tutti fermi.

L’idea di Fedez di istituire un fondo a fronte dell’emergenza Covid per per aiutare i lavoratori in difficoltà che hanno dovuto fronteggiare l’emergenza Covid, si è rivelato un aiuto consistete. Scena Unita, questo il nome del progetto supportato da moltissimi volti noti del panorama della musica e dello spettacolo. Tuttavia, ora non basta più. È tempo di ripartire.

E così Alessandro Gassman, Lino Banfi, Claudio Santamaria e il regista Pupi Avati attraverso Adnkronos hanno fatto delle riflessioni nei confronti di Mario Draghi, affinché possa porre fine al periodo di chiusura al mondo dello spettacolo. La paura più grande è sicuramente il fatto che il pubblico di disabitui a “consumare” prodotti culturali, come un film o rappresentazioni teatrali nei luoghi prestabiliti, ad esempio le sale.

Avati infatti ha detto ad Adnkronos:

“Chiediamo a Mario Draghi che riapra le sale il prima possibile, perché ormai è forte in tutti la preoccupazione che si crei una disabitudine ad andare al cinema”

E ha anche aggiunto:

“Ormai è un anno che sono chiusi -spiega Avati, firmatario di un appello al precedente governo insieme all’Anec- per cui il cinema, non come fruizione generale ma come sala cinematografica, luogo deputato alla visione dei film, sta uscendo dalle abitudini delle persone. Io non sento nessuno dire che ne ha nostalgia: ormai li guardano a casa”

Il regista ha anche sottolineato come in una sala cinematografica e in una visione del film in streaming cambi anche la fruizione del prodotto stesso. E di come anche quest’ultimo perda alcune caratteristiche peculiari in base allo strumento di trasmissione.

In più Lino Banfi ha messo in rilievo come la riapertura di cinema e teatri possa incidere al meglio anche sull’umore degli italiani:

Bisogna riaprire i cinema e i teatri alla grande. Lui stesso (n.d.r. Mario Draghi) ha detto che gli italiani li ha visti intristiti e incupiti. Per fare in modo che non siamo più incupiti, intristiti e rattristiti deve farci ravvivare riaprendo tutti i cinema e i teatri”

L’appello di Claudio Santamaria ha lasciato intravedere speranza attorno alla figura di Mario Draghi, considerando la riapertura in tutta sicurezza:

Faccio un appello al Presidente Draghi di considerare tra le priorità la riapertura, in sicurezza, del luoghi della cultura come teatri e cinema. Per fare ripartire l’economia del mondo dello spettacolo e far tornare al lavoro gli operatori del settore”

E ha poi concluso: “Credo che in una fase di stallo, fosse impensabile non sperare che arrivasse un cambiamento. Ogni cambiamento infatti apre ad un’opportunità”

Alessandro Gassman invece ha invece riflettuto su una verifica urgente per il riavvio della macchina dello spettacolo in tutta sicurezza. E nel caso l’esito fosse positivo, di stilare un eventuale programma di azione:

“Quello che si potrebbe chiedere al premier incaricato è di verificare con urgenza, con il comitato scientifico , se una eventuale riapertura di sale teatrali e cinematografiche possa essere possibile con pochi rischi. E se sì come”

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