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Gabriele Muccino a 54 anni ha fatto un bilancio lungo, dettagliato e onesto della sua vita. Lo ha condensato in 307 pagine, nell’autobiografia intitolata ‘La vita addosso‘ (scritta assieme a Gabriele Niola ed edita da Utet, 17 euro). Con il Corriere della Sera ha avuto una corposa chiacchierata in cui ha anticipato i perni del libro dove ha raccontato la sua esistenza divisa a metà, tra Italia e Stati Uniti d’America. Da anni vive a Los Angeles e gli aneddoti riferiti alle star hollywoodiane non mancano. Nell’autobiografia, oltre al cinema, Gabriele ha affrontato uno dei capitoli più spigolosi e difficili della sua intera esistenza: il rapporto con il fratello Silvio Muccino. Ne sono emersi particolari inediti e duri: i due non hanno alcun contatto diretto addirittura dal 2007.

Il regista inizia dai primi passi mossi tra televisione e cinema. Il primo lavoro interessante arriva grazie a un suo cugino che lavorava a Mixer e che mostrò a Giovanni Minoli alcuni corti di Gabriele. Il giornalista e conduttore gliene commissionò tre, “uno sull’innamoramento, uno sulla gelosia e uno sulla separazione”. “Poi per cinque mesi ho fatto Un posto al sole. La tv è stata una palestra, l’obiettivo è sempre stato il cinema”, ha sottolineato Muccino.

Con la pellicola ‘Fino a Come te nessuno mai’ si è imposto nel panorama cinematografico italiano in modo dirompente, mostrando la sua originale impronta, il suo modo unico di fare cinema. Non solo: ha anche iniziato a coltivare rapporti professionali divenuti amicizie. Un’intera generazione di attori è cresciuta assieme a lui. Claudio Santamaria, Stefano Accorsi, Giovanna Mezzogiorno, Pier Francesco Favino, Giorgio Pasotti, solo per citarne alcuni, hanno stretto un legame che è andato ben oltre il set.

Un gruppo di attori rimasto in primo piano nel panorama del cinema italiano – ha spiegato Gabriele -, legati anche tra di loro. L’ultimo bacio resta un punto di riferimento, anzi i loro destini sono andati ad assomigliare ai personaggi che interpretavano, tutti quanti, da Favino a Stefano a Pasotti a Accorsi. Ci scherziamo su tra di noi”.

Gabriele non si è fermato in Italia, ma ha allargato la sua sfera d’azione, sbarcando ad Hollywood. Anche in questo caso con le idee chiare e la voglia di stupire, senza però mai snaturare il proprio modo di pensare e creare cinema. Con Will Smith, protagonista de La ricerca della felicità, ha fatto bingo. La star a stelle e strisce è oggi un suo amico. Pure in tal frangente, come già successo con i sopracitati divi italiani, Muccino è stato in grado di imbastire un legame oltre il set.

Come ha conosciuto il divo statunitense? “Per un curioso allineamento di astri, in cui entra Mike Bongiorno e anche il Corriere, con un’intervista di Giovanna Grassi a Will che parlava de L’ultimo bacio. Avendo lo stesso agente riuscii a conoscerlo e lui mi propose La ricerca della felicità, tutto accadde in modo precipitoso. Non ebbi tempo neanche di capire l‘enormità dell’evento. Siamo sempre in contatto, è un amico”.

E Mike? “Giravo uno spot con lui e Fiorello e mi chiamano da Hollywood. Lui mi sentiva parlare e si lamentava con Fiore per il mio inglese. Alla fine vado nel suo camper e lì mi arriva la chiamata definitiva. Surreale. Fa molto ridere”.

Gabriele Muccino sul fratello Silvio: “Non lo vedo dal 2007, dopo questo tempo si elabora una sorta di lutto”

Con il quotidiano di via Solferino ha poi parlato di una delle pagine più dolorose della sua vita, la rottura dei rapporti con il fratello Silvio. I due hanno alle spalle lunghe vicende giudiziarie. Ancora oggi, ha rivelato il regista, gli unici contatti intrattenuti con il congiunto transitano dai legali.

“Non lo vedo dal 2007, dopo questo tempo si elabora una sorta di lutto, non ha voluto incontrare me, in nessuna occasione, i miei figli, i miei genitori, mia sorella, ma anche Giovanni Veronesi, Carlo Verdone, ha fatto terra bruciata intorno a sé, lontano da tutti quelli che lo hanno amato. La sua scomparsa ha lacerato il tessuto familiare, a ognuno manca un fratello o figlio. Rimane inspiegabile, farà lui il bilancio della sua vita. A un certo punto ha fatto dichiarazioni su di me talmente gravi, descrivendomi come uomo violento. Sono state il napalm. Le carte giudiziarie dicono l’opposto, la vicenda si è chiusa con l’archiviazione. Nel libro ho voluto raccontare tutto, non mi faccio sconti come uomo e padre”.

Gabriele ha raccontato inoltre che in uno dei suoi ultimi lavori cinematografici ha provato a fare una mossa che definisce “di una forza sovraumana”, cioè “di azzerare tutto ripartendo almeno professionalmente da dove avevamo interrotto“. “Ho scritto un personaggio per lui. Ma non ne ha voluto sapere. Ti risponde con gli avvocati e allora basta così”, il commento amaro.

Spazio poi alla sua balbuzie, problema con cui ha convissuto da ragazzo e che non gli permise di socializzare. “Col senno di poi – ha riflettuto – è stata una spinta in più per fare cinema. Sono un narratore di storie più di quanto sia stato capace di farlo con la parola”.

Negli ultimi mesi è stato impegnato sul set della serie tv ‘A casa tutti bene’, suo primo prodotto seriale: “L’ho fatta a modo mio, Sky mi ha lasciato completa libertà con giovani attori molto bravi”.

Mirko Vitali

Nato in una città del Nord, un paio di lauree umanistiche e un master in critica dello spettacolo. Si diletta a scrivere di televisione e dell'infernale mondo del gossip del Bel Paese (è convinto che qualcuno dovrà pur farlo questo ingrato mestiere di spifferare i fattacci altrui).

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