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Critiche e pure insulti: il pubblico sintonizzato su Rai Uno mercoledì 7 febbraio per gustarsi il Festival di Sanremo, nel vedere John Travolta impegnato nel “Ballo del qua qua”, si è scatenato sui social. In effetti la gag è venuta male. Non che un divo hollywoodiano non possa mettersi a fare cose ironiche e leggere, ci mancherebbe. Il punto è che la scenetta è parsa buttata lì senza né capo né coda, quasi a riempire un vuoto per mancanza di idee. E il primo ad ammettere che è stata “terrificante” è stato Fiorello nel corso della puntata di Viva Rai2…Viva Sanremo. Anche lo showman siciliano è umano e ogni tanto toppa. Ma resta il migliore in tv e la sua grandezza è anche quella di capire immediatamente quando floppa e di dirlo candidamente come in questo caso.

Vogliamo affrontare l’argomento subito o non lo affrontiamo per niente?”. Così Fiorello rivolgendosi all’amico Amadeus e prendendo di petto le reazioni negative di migliaia di utenti in merito all’ospitata dell’attore americano. Lo showman ha proseguito a spron battuto:

“Abbiamo fatto una delle gag più terrificanti della storia della televisione italiana. Tu non lo sai, perché tu non c’eri, tu eri impegnato a dire ‘Codice 01′. Mentre lui dice ‘Codice 01′, io mi prendo gli insulti. Tu sei là e io mi prendo gli insulti”.

Ma era una cosa carina, divertente”, ha tentato di difendersi Amadeus. No, caro ‘Ama’, è stata una cosa piuttosto imbarazzante. Pagare a peso d’oro un divo hollywoodiano per fargli due domandine manco curiose (la chiacchierata rapida è stata affidata alla cantante Giorgia ed è stata il momento più dignitoso dell’ospitata) e poi farlo prima danzare sull’Ariston con Amadeus e poi all’Aristonello sulle note del “Ballo del qua qua” è roba, come direbbero i giovani, cringe, da boomer.

Non ha nemmeno torto Selvaggia Lucarelli quando scrive che nella storia di Sanremo c’è sempre stata la tendenza a “trattare gli ospiti internazionali come scimmiette da circo”. Con Travolta, di nuovo, è successo di assistere a un’ospitata organizzata apparentemente senza un filo logico. La domanda che si sono posti milioni di spettatori, infatti, è stata: perché tutto questo? Perché? Qual è il senso? Fiorello non ha provato a giustificarsi e subito ha compreso che il transito di Travolta sull’Ariston è stato un passaggio a vuoto:

“Io mentre la facevo, già avevo previsto tutto. Pensavo già: ‘Qui è la fine delle nostre carriere‘. Quella di Travolta sicuro, ma di più la nostra perché la gente dice che siamo stati noi. Noi volevamo fare una cosa ironica, ma io già quando sono andato nel camerino ho capito l’antifona. Ho chiesto a John Travolta se volesse fare la Qua Qua dance e lui mi ha chiesto: “Cos’è?”. Gli ho spiegato che è una cosa ironica: “Tu fai sempre cose fighe e noi ti facciamo fare una stron*ata”. E lui non è che abbia detto di no, ha detto sì. È nata così. C’è gente che come se avessimo ammazzato qualcuno, con tutto il rispetto ancora non ci siamo. Era una gag venuta male, ci sta. Chiudiamo l’argomento, ci assumiamo le nostre responsabilità”.

Ormai è andata, pazienza, al Festival tutto fa brodo. La speranza è che con Russel Crowe sia pensato a un qualcosa di diverso. E se non lo si è ancora fatto, che si corra velocemente ai ripari. Chi prenderà il posto di Amadeus il prossimo anno che faccia tesoro di quel che è capitato. Sanremo è un evento italianissimo; inserire ospiti internazionali è una forzatura perché naturalmente questi si sentono dei pesci fuor d’acqua in un simile contesto. Il Festival non è Che Tempo Che Fa. Il pubblico vuole sentire cantare gli artisti ‘nostrani’ e, se proprio c’è da fare comicità o una chiacchierata, apprezza chi può innestarsi nel tessuto della kermesse. Non certo divi che arrivano dall’altra parte del pianeta.

Mirko Vitali

Nato in una città del Nord, un paio di lauree umanistiche e un master in critica dello spettacolo. Si diletta a scrivere di televisione e dell'infernale mondo del gossip del Bel Paese (è convinto che qualcuno dovrà pur farlo questo ingrato mestiere di spifferare i fattacci altrui).

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