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Enzo Miccio a cuore aperto. Il wedding planner più famoso d’Italia, divenuto anche star televisiva, ha parlato a ruota libera con Il Corriere della Sera della sua situazione sentimentale, della sua rinuncia a diventare padre e della sua professione, vissuta come una missione di vita. Per i suoi clienti racconta di non dormire la notte, non importa che siano vip o gente comune. Il suo slogan è che anche i ‘nip’, nel momento in cui lo ingaggiano, diventano per lui dei vip a tutti gli effetti. Insomma, nessun particolare privilegio per i famosi, un cliente è sacro a prescindere dal suo status.

Enzo Miccio ha rinunciato a diventare padre: questione di responsabilità

“Io vorrei tantissimo essere padre. Forse è la cosa che più mi manca e più mi mancherà nella vita. Ma ci ho rinunciato per senso di responsabilità”. Così Miccio a proposito di una dei temi che più sta interessando l’opinione pubblica, vale a dire la genitorialità nelle coppie del mondo Lgbt. In questi giorni, a Padova, la procura sta impugnando gli atti di nascita dei figli di coppie gay. La vicendasta destando indignazione in diverse fasce della popolazione. Cosa ne pensa il wedding planner?

“Non voglio dare né giudizi né opinioni. Le posso dire la mia posizione personale: la paternità è un desiderio che mi è venuto negli ultimi tempi, prima non lo avevo proprio, anzi i miei amici mi chiamavano scherzosamente “Erode”. Ma subentra una responsabilità talmente grande nell’avere un figlio che mi sono posto molte domande, e alla fine sono arrivato a fare una rinuncia: non diventerò padre. Ma con questo non condanno e non giudico chi invece lo vuole diventare. Anzi, ammiro chi è in grado di crescere dei bambini, indipendentemente dal tipo di coppia in cui è. Anche perché se il desiderio di genitorialità è così forte, non ti ferma né la legge né l’essere single”.

Miccio è single da circa un anno e mezzo, da quando cioè è giunta al capolinea la relazione pluriennale con l’ex compagno. Oggi la paternità è quindi per lui un argomento chiuso. “Ho fatto una scelta molto personale di responsabilità”, ha ribadito.

Di recente, nelle librerie è uscito il suo libro, Ditemi sempre di sì (Harper Collins), una sorta di album dei ricordi in cui da un lato rivela le regole per la cerimonia nuziale perfetta, dall’altro narra come è sbocciata in lui la sensibilità che lo ha condotto a inventarsi il lavoro di organizzatore di matrimoni

“Quando ho iniziato io, negli anni Novanta, in Italia “wedding planner” non lo sapeva pronunciare nessuno. A lungo ho pensato di essermi lanciato in questo mondo per caso, ma non è vero: rimettendo in fila le immagini della mia infanzia mi sono reso conto di aver sempre avuto dentro questa scintilla. Sin da quando, da piccolo, mi rifugiavo in un angolo, a Boscotrecase, vicino Pompei, a sfogliare l’album di nozze dei miei genitori. Ho avuto in testa per una vita l’immagine di mia mamma in abito da sposa, con il velo, i fiori. Tutto è partito da lì: devo la mia carriera al fatto di essere un ragazzo del Sud cresciuto felice in una famiglia gioiosa, che sapeva celebrare i propri momenti di festa”.

Miccio è poi passato a parlare della sua infanzia e della sua famiglia. Ricordi soavi e sereni, nessun trauma vissuto: “Ho la fortuna di aver avuto un’infanzia senza traumi, in cui ho sempre potuto essere chi ero, senza che nessuno mi facesse mai pesare niente“.

Enzo Miccio: ecco come preparare un matrimonio perfetto, le regole d’oro

Capitolo nozze. Quali sono le regole d’oro per confezionare un party perfetto? Miccio ha snocciolato una serie di segreti relativi alla preparazione dei matrimoni. Uno dei temi da sempre più dibattutti è quello inerente alla disposizione dei tavoli: meglio imperiale o tavole separate? “Quella imperiale è sicuramente molto scenografica e d’impatto – ha spiegato il wedding planner -. Ma non sempre si può ricorrere a questa scelta, dipende soprattutto dagli spazi. Vanno benissimo anche i tavoli separati, basta scegliere bene la disposizione degli ospiti”.

Ecco, appunto gli ospiti. Questo è un altro cruccio per gli sposi. In che posizione metterli? Le coppie possono essere divise? Gli amici ‘chiassosi’ dove posizionarli?

“Il placement (pronunciato alla francese, ndr) è un compito molto delicato, che spetta agli sposi perché sono loro a conoscere bene gli invitati. Io do questi suggerimenti: poiché il Galateo consente di dividere le coppie sposate — non quelle fidanzate —, io lo caldeggio. In un matrimonio di rappresentanza, per esempio, i genitori degli sposi divisi possono gestire ben quattro tavoli al posto di uno. Un altro suggerimento è disporre gli invitati a seconda degli interessi comuni: questo crea aggregazione. E ancora: se gli sposi hanno un gruppo di amici particolarmente affiatato, possono scegliere di tenerselo vicino in modo che faccia un po’ di “casino” in sala. Nel caso della tavola imperiale, io consiglio di mettere gli amici stretti agli estremi, in modo che gestiscano gli ospiti più lontani dagli sposi”.

E il cibo? Anche in questo caso Miccio ha le idee chiare: un matrimonio non si deve tradurre in una odissea in cui gli invitati non vedono l’ora di andarsene perché stremati dal mangiare o dalla noia. Miccio è una delle figure professionali che, capendo che è meglio un party più corto e più intenso, piuttosto che uno lungo e barboso, ha rivoluzionato negli anni lo stile delle feste matrimoniali:

“Quando ho iniziato io, lo dico con un filo di presunzione, i matrimoni erano lunghi e noiosi. Si andava solo per mangiare. Io ho voluto snellirli: non più 8-10 portate a tavola, ma più tempo in piedi. Anche perché, diciamocelo, al matrimonio si fa gossip. Si nota l’ultimo fidanzato di quella, il vestito di quell’altra. Bisogna poter chiacchierare. Quindi: un aperitivo con isole animate dagli chef, un buffet, stazioni monotematiche. Musica presente ma non invadente. È il momento più importante: chi ben inizia è a metà dell’opera. Non deve durare più di 75 minuti. Poi, a tavola, bisogna servire solo tre portate, declinate come più piace agli sposi. Per finire, il taglio della torta, il buffet dei dolci, la band, l’open bar. E, perché no, la spaghettata di mezzanotte”.

Sulla durata non transige:

“Ecco, io questo lo metto in chiaro subito con gli sposi: se si vogliono sposare al mattino, bisogna che nel tardo pomeriggio sia tutto finito. Altrimenti non è una cerimonia, ma un sequestro di persona. Si commette l’errore di correlare il successo di un matrimonio alla sua durata: no, il matrimonio è un evento, deve essere intenso, non lungo. Le persone devono dire “che peccato, è già finito”, non “basta, voglio andarmene”. Nessuno, oggi, ha più voglia di stare in ballo tutto il giorno. Anche perché poi i tacchi fanno male, il trucco cola, gli invitati sudano, diventa una tragedia, tutto quello che io non voglio vedere”.

Tra i suoi clienti ci sono sia personaggi famosi sia persone sconosciute. Il suo approccio, in un caso o nell’altro è il medesimo: “Le persone normali nelle mie mani diventano vip, altrimenti non vengono da me. Io sono onorato che mi scelgano, non dormo la notte per loro, gestisco situazioni molto complicate e ho il compito di rassicurarli. Si affidano a me completamente“.

Enzo Miccio: “Vi svelo la mia dieta”

Infine il wedding planner ha spiegato come si alimenta, affermando di essere “ossessionato dal cibo”. Innanzitutto cerca di mangiare sano. “Se sono a casa – ha rivelato – mi cucino un pesce con le verdure, se sono in giro e non trovo nulla che funzioni piuttosto salto. Ho le mie fissazioni: la colazione è l’unico motivo per cui mi alzo dal letto. Faccio il mio “zuppone”, il pappone del Miccio con dentro cereali, latte di avena, frutti di bosco, yogurt greco. Dopo l’attività fisica mi faccio un frullato con la banana. A mezzogiorno spesso salto il pranzo, recupero magari con della frutta secca, di cui sono fanatico. La sera pesce, oppure pollo, oppure uova e verdura. Frutta mai dopo le 18, se proprio ho un buco prima di andare a letto mangio uno yogurt magro zero grassi. Per ora così funziona”.

Mirko Vitali

Nato in una città del Nord, un paio di lauree umanistiche e un master in critica dello spettacolo. Si diletta a scrivere di televisione e dell'infernale mondo del gossip del Bel Paese (è convinto che qualcuno dovrà pur farlo questo ingrato mestiere di spifferare i fattacci altrui).

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