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Terence Hill rompe il silenzio e per la prima volta spiega perché ha deciso di dire addio a Don Matteo, dopo 22 di riprese. Era il 7 gennaio 2000 quando Rai Uno trasmetteva la prima puntata di una delle serie tv più famose d’Italia. Intervistato da Tv Sorrisi e Canzoni, l’attore 82enne ha raccontato il motivo per cui ha scelto di fermarsi. Il magazine lo ha raggiunto a Malibu, dove si trova in questo momento. Negli Usa è andato a trovare suo figlio, che vive in terra americana da tempo. Ha affittato una casa di legno per qualche mese, sull’Oceano Pacifico. Vacanza e riposo? Sì, ma non solo, visto che continua a scrivere progetti per il piccolo e il grande schermo.

“Ci pensavo già da un po’, non avrei voluto smettere di fare Don Matteo, avrei solo voluto farlo in maniera diversa perché i tempi sul set erano molto impegnativi. Durante le riprese di questa ultima stagione le giornate erano lunghissime. Dormivo 5 ore per notte. Bellissimo, per carità, ma anche stancante”, ha narrato Hill. Ma in che modo avrebbe voluto “farlo in maniera diversa“? Non più nel format serie tv, bensì in quello filmico. Infatti ha presentato un progetto per provare a far transitare la fiction in quattro film all’anno, sul modello de Il commissario Montalbano. La Rai però ha risposto picche, questione di budget: “Per ottimizzare i costi, ha bisogno della serie lunga”.

Terence Hill: “Raoul Bova avrebbe potuto essere Don Matteo, si poteva cambiare solo l’interprete”

Nessun rimpianto per aver lasciato, seppur non è stato facile. “A distanza di 5 mesi posso dire che è stata la scelta giusta – ha sottolineato Terence -. Anche perché al personaggio non avrei potuto dare altro”. Hill, che di esperienza ne ha da vendere, sa che c’è un inizio e una fine per tutte le cose. L’importante è capire quando è il momento giusto per uscire di scena. La sua eredità sarà raccolta da Raoul Bova, passaggio di testimone che Hill ha avallato totalmente: “Penso che sia l’attore migliore che abbiamo in Italia”.

Bova sarà Don Massimo, quindi una figura differente da Don Matteo. Secondo Terence si poteva persino consegnare direttamente a Raoul il suo personaggio: “Questa è stata una loro scelta (degli sceneggiatori e produttori, ndr), ma penso che avrebbero potuto lasciare il personaggio cambiando solo l’interprete”.

Ripensando a tutta la sua parabola con indosso gli abiti ecclesiastici nella fiction, Hill ha sottolineato che, oltre ad essersi affezionato al personaggio, ha stretto dei fortissimi legami umani con coloro con i quali ha lavorato fianco a fianco per anni: attori, persone della troupe e tutti gli addetti ai lavori. “Sono diventati come una famiglia”, ha specificato, ringraziandoli con calore.

Terence Hill: nessun ritorno di Don Matteo, eccezion fatta per dei camei

Quando gli è stato domandato a quale ruolo sia rimasto più affezionato tra quelli di Trinità e Don Matteo, ha spiegato che sono stati entrambi fondamentali. Inoltre ha tracciato un filo rosso che in qualche modo unisce i due personaggi: “Di nascosto sono riuscito a portare un po’ di Trinità in Don Matteo. Penso, per esempio, alla sua furbizia o al suo modo di sfottere simpaticamente il maresciallo Cecchini”.

Qualcuno ha parlato di un ritorno di Don Matteo in futuro, lasciando presagire che più che un addio potrebbe trattarsi di un arrivederci. Non proprio: Hill non ha fatto cenno a questa eventualità. Ha solo lasciato aperto le porte per futuri camei: “Perché no?”. Insomma, magari potrebbe tornare sul set giusto per delle piccolissime apparizioni, nulla di più.

Mirko Vitali

Nato in una città del Nord, un paio di lauree umanistiche e un master in critica dello spettacolo. Si diletta a scrivere di televisione e dell'infernale mondo del gossip del Bel Paese (è convinto che qualcuno dovrà pur farlo questo ingrato mestiere di spifferare i fattacci altrui).

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