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Meglio l’analogico del digitale, i social sono una dittatura da combattere e sconfiggere (anche se poi twitta e quindi sui social c’è), non leggo quel che circola in rete perché ci sono fake news (però afferma di aver subito un “linciaggio mediatico”, ovviamente sul web. Forse allora qualcosina la legge…). Trattasi di concetti ribaditi a più non posso da Pierluigi Diaco, conduttore e giornalista Rai, parecchio chiacchierato di recente per via del suo modo di presentare e di alcune sue esternazioni. Già dalla premessa si capisce velocemente che qualcosa non torna. Ma il punto è un altro ed è un qualcosa che è relativo al funzionamento del mondo presente. Banalmente è opportuno sottolineare che corre l’anno 2020. Esatto, non il 1920. E che piaccia o no i social, quella ‘mostruosa’ dittatura, sono entrati a far parte della vita quotidiana di miliardi di persone nel mondo, con i loro pro e i loro contro. Insomma, non proprio una cosetta. Ma c’è di più: i signorini che ne sono i proprietari tengono alcune delle più importanti redini del globo. E cosa c’entra con Diaco? C’entra…

Pierluigi Diaco e la ‘dittatura social’ che non c’è

Diaco è il protagonista di ‘Io e Te’, programma pomeridiano del pomeriggio estivo di Rai Uno (nei palinsesti della prossima stagione il giornalista non è stato riconfermato al momento). Ed è da qui che continua la sua poco avvincente battaglia sulla presunta ‘dittatura social’, locuzione da lui cognata. Dividere il mondo in bianco e nero, dove il bianco candido è l’analogico e il nero ‘brutto’ è il web, pare alquanto anacronistico. La questione dell’influenza dei social sulla vita delle persone non è certamente un argomento da liquidare con tre frasi. Tanto meno con un’etichetta, in questo caso ‘dittatura’. Fior fior di sociologi e studiosi dei media, molto più sapienti di Diaco sul tema (ci perdoni per il fatto di sottolinearlo), hanno scritto saggi illustri, sviscerando pro e contro del fenomeno che è altamente complesso. Un fenomeno che ormai fa parte della storia. Quella presente (insomma, i social ci sono ormai, ragionare come se non esistessero e dire da chi fa comunicazione che sono il male assoluto è piuttosto incomprensibile). Il sostenere che l’analogico fosse l’oro mentre il digitale sia un qualcosa da cui tenersi a distanza, magari ce lo si può aspettare da un anziano che ha vissuto per lungo tempo un’altra epoca mediatica e poco ci capisce dei new media. Non certo da un professionista della comunicazione che tra l’altro va in onda quotidianamente sulla prima rete del servizio pubblico. Questo è sì anacronistico.

Diaco ‘apocalittico’ e innamorato di un analogico fallibile

Più volte Diaco ha anche sottolineato che le opinioni social sono solo quelle di alcuni e non rispecchiamo il reale sentire del pubblico. In effetti, in questo caso, i numeri gli danno ragione. Molte persone i social non li hanno. Altri hanno dei profili ma sono inattivi. Ma c’è un ma: seguendo il suo ragionamento, non ci sarebbe in corso alcun linciaggio mediatico (lui ha affermato invece di esserne vittima), in quanto sarebbero pochi a criticarlo. Dall’altra parte, non si capisce come lui, che dice di non leggere nulla in rete, si sia reso conto di essere al centro delle critiche. Che arrivano proprio dalla rete. Chissà… Per chiudere, viene in aiuto il maestro Umberto Eco che ha scritto un saggio illuminante ancor oggi attualissimo: ‘Apocalittici e integrati’. I primi descritti sono quelli che guardano ai mezzi di comunicazione di massa e alle innovazioni a essi legate in modo profondamente scettico – come Diaco -, i secondi vi guardano in maniera ingenuamente positiva. Entrambi cadono in errore perché spesso perdono il fulcro del tema. Per i social, ad esempio, c’è chi è più preoccupato di mostrare quanto siano diabolici e chi quanto siano paradisiaci. Magari, come molti altri strumenti, semplicemente non sono né buoni né cattivi di per sé. Qualcuno li usa bene, qualcuno no. Ah, la stessa cosa, rimanendo in tema comunicazione e analogico-digitale, vale anche per i giornali cartacei, tanto cari a Diaco. Cè chi li usa bene e chi no (innumerevoli le fake news comparse negli anni sulle pagine di prestigiosi quotidiani), giusto per ribadire il concetto. Qualcuno avverta Pierluigi e gli dica che, in fin dei conti, anche il suo amato analogico era tutto fuorché infallibile.

Mirko Vitali

Nato in una città del Nord, un paio di lauree umanistiche e un master in critica dello spettacolo. Si diletta a scrivere di televisione e dell'infernale mondo del gossip del Bel Paese (è convinto che qualcuno dovrà pur farlo questo ingrato mestiere di spifferare i fattacci altrui).

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