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Flavio Briatore, dopo la vicenda surreale della confisca della sua barca, il Force Blue, è un mix di sconforto e stupore. Intervistato dal Corriere della Sera ha ripercorso le tappe di una vicenda a cui sembra che manchino in alcuni passaggi logici. Al quotidiano milanese ha anche raccontato cosa gli è capitato a Baku pochi giorni fa, quando è stato vittima di un malore alquanto misterioso.

Si proceda con ordine. La Cassazione ha annullato con rinvio la sentenza d’Appello di Genova che confiscava la sua barca da 63 metri. Adesso si dovrà aprire un altro processo, il terzo in undici anni. Stavolta, si dovrà capire se la confisca è equa anche se sono saltate le accuse, quelle di false fatturazioni per insussistenza, quelle di evasione dell’Iva per prescrizione. Detto in breve: il Force Blue forse non era da confiscare. Ma qui viene il bello, l’aspetto surreale di cui si diceva poc’anzi. A gennaio, lo Stato ha venduto la barca, a Bernie Ecclestone, storico amico di Briatore.

“Ho trovato nella Cassazione un giudice indipendente che valuta senza pregiudizi – spiega Briatore -. È la seconda volta che lo fa. Poi, rinvia in Appello e, in Appello mi danno sempre torto. I miei avvocati, nella loro pur lunga esperienza, hanno rara memoria di due annullamenti e due condanne”.

Ma come è possibile che una barca sia stata venduta quando non è nemmeno giunta una sentenza definitiva? Come è possibile che avvenga ciò? “Chi lo sa? Abbiamo presentato tre istanze affinché aspettassero la Cassazione e non facessero l’asta in pieno Covid, con gli acquirenti che neanche potevano andare a vederla. Qual era la fretta di darla via?“. Briatore non se ne fa una ragione e aggiunge: “È uno yacht, non un cargo di banane che vanno a male. L’Autumn Sailing, la società armatrice, ha pure versato i soldi che servivano per la manutenzione e per tenerla in porto, ma non li hanno voluti. Risultato: l’hanno svenduta a sette milioni”.

Ora, paradosso, c’è il rischio che il manager vinca il nuovo processo. E se ciò accadesse come agirebbe? La barca ormai è stata venduta… “Chiunque dovesse vincere, è stato fatto un danno enorme o a me oppure allo Stato: il Force Blue valeva circa 20 milioni di euro. Riavere la barca è impossibile. E i danni morali che ho subito sono incalcolabili”.

Briatore ricorda che da undici anni, tutti gli danno dell’evasore fiscale, “pure in tv”. Poi racconta che è schedato nella World Check, che non può avere un “mutuo, un prestito, niente“. Ha continuato a fare affari per via dei suoi capitali. Quindi torna a tuonare sul sistema giudiziario italiano, sostenendo che gli imprenditori fuggono dal Bel Paese per l’incertezza e la lentezza della giustizia.

“È arrivato il momento di mettere mano a una riforma: non puoi tenere uno sulla graticola per anni”, chiosa per poi aggiungere di non aver mai celato che la barca fosse di una società che è controllata dal suo trust e che da sempre fa attività di charter. “E che certo – prosegue – non gestisco io: mi sono rivolto ai migliori consulenti, che l’hanno gestita come centinaia di altre, ma guarda caso, solo io sono stato contestato”.

Capitolo salute: il 4 giugno a Baku è stato colpito da un malore. Cosa è successo di preciso? “Ero al Gran Premio, ho preso una bottiglietta d’acqua e ho sentito che la mano era pesante, come se avesse dentro tutti chiodi. Sentivo male, come se fossi mezzo paralizzato. Sono arrivati i medici, mi hanno fatto degli esami che ho mandato a Milano al dottor Alberto Zangrillo. Ho dormito in hotel e, al mattino, piano piano, ho messo un piede per terra e non succedeva nulla di strano. Ho preso coraggio, ho messo l’altro: era tutto normale, stavo benissimo, sono pure uscito a piedi”.

Quindi? “Boh, non si sa. Gli esami erano normalissimi. Magari una botta di stress”.

 

Mirko Vitali

Nato in una città del Nord, un paio di lauree umanistiche e un master in critica dello spettacolo. Si diletta a scrivere di televisione e dell'infernale mondo del gossip del Bel Paese (è convinto che qualcuno dovrà pur farlo questo ingrato mestiere di spifferare i fattacci altrui).

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