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L’uscita dall’ospedale nonostante il parere contrario dei medici, la situazione complessa con la moglie Stefania Corona e i colleghi del cinema che lo hanno dimenticato: è il breve riassunto delle ultime ore di vita di Alvaro Vitali, attore simbolo del cinema italiano di ‘serie b’ degli anni ’70 e ’80, nonché colui che ha indossato i panni del mitico Pierino. A riferire come è morto e che cosa è accaduto martedì 24 giugno è Claudio Di Napoli, regista di “Mafia Capitale” e amico storico dell’attore.

Intervistato da Fanpage.it, Di Napoli, che è sempre stato vicino a Vitali anche durante gli ultimi giorni di vita, ha sostenuto che “Alvaro non è morto a causa della broncopolmonite”. Il regista ha affermato che è vero che non stava bene, ma “non al punto da far pensare a un’evoluzione così rapida” e tragica. Il compianto attore si trovava ricoverato da un paio di settimane a causa di una broncopolmonite. Non voleva però più rimanere nel nosocomio. Desiderava fare rientro a casa. Così ha deciso di firmare le dimissioni, nonostante il parere contrario di tutti:

“Voleva tornare a casa, non ne poteva più dell’ospedale. Ogni giorno mi ripeteva: “Domani mi inca*** e firmo”. E alla fine lo ha fatto davvero. Ieri, appena ho saputo che aveva lasciato l’ospedale, l’ho chiamato e mi sono arrabbiato. Ma lui non ce la faceva più. Era ricoverato da due settimane, voleva solo tornare a casa. È stato Manolo, un nostro amico che da qualche tempo gli faceva da assistente, ad andarlo a prendere. Lo ha portato a pranzo a Fiumicino, poi dal barbiere e infine a casa. Purtroppo, non è nemmeno riuscito ad arrivarci: dopo aver salito i primi tre gradini, si è sentito male e si è accasciato. L’ambulanza è arrivata subito, ma non c’è stato nulla da fare. È morto tra le braccia di Manolo”.

Di Napoli ha aggiunto che negli ultimi giorni era molto affranto. A provarlo la delicata situazione sentimentale che stava affrontando. Viveva ancora a casa della moglie, ma con loro c’era anche al nuovo compagno di lei. “La situazione sentimentale che stava vivendo lo aveva profondamente provato. Soffriva come un cane abbandonato sull’autostrada”, ha sostenuto il regista di ‘Mafia Capitale’, raccontando che è andato a trovarlo tutte le sere durante le due settimane di ricovero.

Nessuno si aspettava un epilogo così drammatico e fulmineo. Che cosa avrebbe fatto Alvaro una volta uscito dall’ospedale? “Sarebbe tornato nella casa che condivideva con la moglie, Stefania Corona. Già da un paio di mesi viveva lì, insieme a lei e al suo nuovo compagno. Una situazione complicata”. Di Napoli ha aggiunto che in varie occasioni aveva proposto all’amico di andare a stare da lui per un periodo. Vitali aveva però sempre declinato l’invito.

“Insieme agli altri amici – ha spiegato sempre il regista -, gli avevamo anche suggerito di trasferirsi temporaneamente dal figlio a Vercelli, per rimettersi in forze e poi cercare un appartamento tutto suo. Stavamo cercando di aiutarlo a riorganizzare la sua vita. Nessuno si aspettava un epilogo del genere”. Di Napoli ha anche detto di aver visto Stefania Corona dopo che l’attore è morto e che la donna sta “molto male”. Su di lei sono piovute diverse critiche perché poche ore prima che venisse registrato il decesso è andata in tv a parlare delle sue faccende private. Il regista considera ingiusti tali biasimi, in quanto “nessuno poteva immaginare che Alvaro morisse così, all’improvviso“.

Altra nota dolente è quella del cinismo dimostrato dall’ambiente del cinema italiano. Di Napoli ha assicurato che nessuno dei presunti amici di Alvaro del mondo della settima arte si è fatto vivo mentre era in corso il ricovero: “Nessuno degli amici del cinema è venuto in ospedale. Lo hanno fatto solo gli amici del teatro, Stefania, io e Manolo. Nessuno dei grandi nomi con cui ha lavorato negli anni si è fatto vedere”.

Mirko Vitali

Nato in una città del Nord, un paio di lauree umanistiche e un master in critica dello spettacolo. Si diletta a scrivere di televisione e dell'infernale mondo del gossip del Bel Paese (è convinto che qualcuno dovrà pur farlo questo ingrato mestiere di spifferare i fattacci altrui).

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