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Alex Britti allo scoperto. Il golden boy italiano della chitarra, in una lunga intervista rilasciata al Corriere della Sera, ha annunciato di essersi lasciato con la compagna Nicole, dalla quale ha avuto un figlio, Edoardo (5 anni fa). E la rottura non è nemmeno fresca visto che si è consumata 3 anni fa. Nulla si è saputo. Non una stranezza per Britti, da sempre ultrà riservato circa la sua vita privata. Il cantante ha anche smentito le voci che lo volevano sposato: con l’ex fidanzata non si è celebrato alcun matrimonio a differenza di quanto sostenuto da qualche presunto ben informato. Oggi dunque è un uomo single, anzi, come piace sottolineare allo stesso artista, un “papà single”.

“Sono single da un pezzo. Attenzione però: sono un papà single”, ha raccontato Alex al CorSera. Quando gli è stato detto che c’è qualcuno che lo ha dato per sposato con la madre di suo figlio, ha prontamente smentito, aggiungendo che la love story è naufragata da un pezzo: “Mai messo la fede. Ci siamo lasciati quando Edo aveva due anni, ora ne ha cinque. È un bimbo sereno, vive metà mese con me e l’altra metà con la mamma”.

Spazio quindi al tempo trascorso con il piccolo ‘Edo’. Britti, quando è con il figlio, fa il babbo a tempo pieno: “Lo lavo, lo vesto, ci chiacchiero, lo porto a scuola, gli ho pure insegnato a nuotare. Giochiamo: pallone, racchettoni, le lotte con i Pokémon, andiamo a cercare i ragni in giardino”. Il bimbo, a due o tre anni, è stato folgorato dalla chitarra del padre. Infatti gliela chiedeva sempre. “Ora non più. Però canta bene, è intonato e conosce tutte le sigle dei cartoni animati. Se da grande volesse suonare, core de papà, per me sarebbe una gioia”, ha spiegato con orgoglio l’artista.

La chitarra, una sorta di estensione della sua persona. Quando è arrivata la prima in casa? Mamma e papà di Alex hanno ceduto quando lui aveva sette anni, ormai esasperati dalle richieste del piccino: “Al mio compleanno, avevo sette anni… non mi sopportavano più. Non gli davo pace. All’inizio l’hanno presa come un gioco, poi si sono preoccupati, alla fine si sono arresi e ora sono orgogliosi. La volevo perché ce l’avevano due fratelli che abitavano sul mio pianerottolo. Erano gli anni Settanta, girava l’adesivo di un hippie con i capelli lunghi, una specie di Rambo con una sei corde sulle spalle al posto del mitra. Lo appiccicavano sui vetri delle Renault 4. A quei tempi per i ragazzini era un mito. Per me si trasformò in un’ossessione”.

Britti ha narrato che in prima media, tutti i giorni, si presentava in classe con la chitarra. Naturalmente i professori contattarono i suoi genitori, spiegandogli che andare a scuola sempre con la chitarra non era possibile: “”Ditegli di mollarla o lo bocciamo”. Fui promosso. Ma in seconda dovevo consegnarla alla professoressa. E io, alla fine delle lezioni, mi piazzavo a suonare sul muretto di fronte alla scuola”. All’epoca suonava il primo Bennato quello più rabbioso e rivoluzionario. “Gli insegnanti mi hanno pure lasciato esibire al concertino di fine anno. E poi m’hanno bocciato… ’sti maledetti (ride)”, ha aggiunto, rapito dai ricordi.

Nell’infanzia e nell’adolescenza di Alex non ci fu solo la musica, ma anche la cucina. Inevitabile visto che i genitori avevano una macelleria: “Quando aiutavo papà in macelleria, la mia specialità era preparare gli hamburger: macchinetta, carne macinata, sale e pepe. Ne facevo uscire 180-250 in un pomeriggio. Ogni tanto mi toccavano pure le pulizie e le consegne a domicilio: da piccolo in bicicletta, da grandicello in motorino”.

La passione per la cucina gli è rimasta e infatti ha pure partecipato allo show Celebrity MasterChef. Quasi un passo naturale; con il cibo ha sempre avuto un legame stretto. Come si è detto, in famiglia, la cucina è sempre stata un pilastro: “Papà e mamma sono buongustai, a casa si mangiava tanto e bene. Vengo da una famiglia in cui il cibo è sempre stato importante e continua a esserlo. Mio padre a cena parlava già di quello che avremmo mangiato a pranzo e la sera del giorno dopo”.

Musica, cucina e… calcio. L’amore per la Roma è un qualcosa di viscerale. Francesco Totti è il suo idolo? No, meglio Falcao:

“Sono tifoso da sempre e vado allo stadio. Totti è stato un calciatore importante, ma rimango pragmatico e poco romantico. Lo stimo come atleta e come uomo. Me lo ricordo giovane, abitava vicino a casa mia. Ci incontravamo al supermercato. Chi veniva a fare la spesa ci vedeva chiacchierare davanti agli scaffali della pasta: “Cosa preferisci: spaghetti o bucatini?”. Totti ha cambiato casa quando si è sposato. Ma ci siamo rivisti a una festa natalizia della Roma, prima del Covid. Io ho bevuto un prosecco, lui un succo d’arancia. È una persona eccezionale, carina, gentile, educatissima, umile nonostante quello che è diventato. I miti però appartengono ai sogni che si fanno da ragazzini. E per quelli della mia generazione l’idolo era Falcao. Mi dispiace, non volermene France’, te vojo bene”.

Mirko Vitali

Nato in una città del Nord, un paio di lauree umanistiche e un master in critica dello spettacolo. Si diletta a scrivere di televisione e dell'infernale mondo del gossip del Bel Paese (è convinto che qualcuno dovrà pur farlo questo ingrato mestiere di spifferare i fattacci altrui).

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