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Il 5 novembre si avvicina: trattasi della data in cui sarà disponibile su Netflix Yara, il film diretto da Marco Tullio Giordana che ha provato a riannodare cinematograficamente i fili dell’intricatissima storia di Yara Gambirasio, uno dei casi di cronaca nera che ha scosso maggiormente l’opinione pubblica italiana negli ultimi anni. La 13enne originaria di Brembate Sopra, comune in provincia di Bergamo, fu trovata morta in un campo non molto lontano dalla palestra in cui si allenava. Dopo mesi di indagini e una moltitudine di piste seguite dagli inquirenti, il colpevole è stato individuato nella persona di Massimo Bossetti.

Fanpage.it, a proposito del film, ha raggiunto Andrea Pezzotta, che, insieme ad Enrico Pelillo, è l’avvocato della famiglia Gambirasio. Il legale, alla testata campana, ha dichiarato che nessuno della famiglia è stato contattato mentre veniva sviluppata l’idea cinematografica. Un contatto c’è poi stato, ma quando le riprese erano ormai terminate.

Netflix, film Yara: parla il legale della famiglia Gambirasio

Tra la madre e il padre di Yara e Marco Tullio Giordana pare che non ci sia stato alcun dialogo. I genitori di Yara, secondo quanto affermato da Pezzotta, non avrebbe avuto alcun tipo di contatto con il regista. “Non c’è stato nessun accordo, nulla. La famiglia lo ha scoperto a cose fatte, solo dopo hanno fatto una telefonata a me, ma a film già confezionato. Il film non l’ho neanche visto. I Gambirasio non hanno rilasciato alcuna dichiarazione, non lo fanno in altre circostanze figuriamoci in una situazione del genere”. Così l’avvocato Pezzotta, tanto stringato quanto chiaro e conciso.

Sul film si è espressa anche la parte legale che segue Bossetti. L’avvocato Claudio Salvagni, che lo difende (l’uomo sta scontando l’ergastolo per il crimine ai danni di Yara. Bossetti si è però sempre dichiarato innocente), al magazine Oggi ha detto: “Non siamo stati consultati dal regista, un errore viste le mancanze del film, ci sono gravi inesattezze”.

Yara su Netflix: parla il regista Marco Tullio Giordana

Il regista Marco Tullio Giordana ha parlato del lavoro realizzato per confezionare Yara spiegando che ha consultato le fonti inerenti al caso in modo meticoloso e puntuale. Intervistato da La Repubblica, ha raccontato di aver studiato i verbali d’interrogatorio, gli atti processuali, le sentenze, i libri, i resoconti dei giornali. Una volta raggranellato tutto il materiale necessario, il regista ha detto che nel trasporre i fatti sul grande schermo li ha guardati “come fossero collocati nella preistoria, ogni rabbia o passione spenta, detestando per indole ogni illecita morbosa curiosità”.

Inoltre Giordana ha sottolineato la sua idea di cinema. Vale a dire che “bisogna che la sceneggiatura sia puntigliosa, ma un film dovrebbe soprattutto evocare un flusso di emozioni guidato dalle immagini, dalla loro composizione, dal loro ritmo, dalla musica o dai silenzi (anch’essi musica). E, soprattutto, dalla capacità degli attori di “trasmettere”, come stazioni radio, come onde ipersensibili al confine della telepatia”.

Mirko Vitali

Nato in una città del Nord, un paio di lauree umanistiche e un master in critica dello spettacolo. Si diletta a scrivere di televisione e dell'infernale mondo del gossip del Bel Paese (è convinto che qualcuno dovrà pur farlo questo ingrato mestiere di spifferare i fattacci altrui).

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