“Sono sieropositiva da 21 anni, per chi non lo sapesse ho l’HIV. Da qualche giorno sono rinata”. Così ha esordito Elena Di Cioccio a Verissimo, spiegando che, dopo aver rivelato in tv a Le Iene la malattia infettiva con cui convive da oltre due decenni, è stata travolta da un’ondata d’affetto sui social. Tutta la vicenda è stata raccontata in modo dettagliato dall’attrice 48enne anche nel libro “Cattivo sangue”. Elena ha quindi fatto un lungo salto nella memoria. “Già dal liceo ho iniziato a fare uso di sostanze”, ha rivelato, ripercorrendo l’intera sua storia.
“So come mi sono infettata”
“Io ho sofferto di alcune dipendenze, anche legate all’alimentazione – ha narrato -. Poi a 28 anni, quando ero tranquilla e avevo una casa, un compagno e iniziavo ad avere le prime risposte positive a livello professionale è arrivata la diagnosi, un fulmine a ciel sereno. Lo ho detto al mio compagno di allora ed è stato fantastico con me”.
Silvia Toffanin ha chiesto all’ospite se è al corrente di come si sia infettata. “Se ho un’idea di come ho fatto a infettarmi? Sì, non lo ho raccontato nel libro perché secondo me ognuno ha il diritto di… e chi mi conosce personalmente poteva rintracciare il perimetro di questa cosa e non volevo che qualcuno potesse ricevere una telefonata sgradita, perché non è compito mio. Ma ero dentro a una relazione stabile”.
L’amore tossico e violento, le rivelazioni di Elena Di Cioccio
Di Cioccio ha poi visto naufragare la love story con il compagno di allora, legandosi a un’altra persona con cui ebbe un’attrazione forte passionale. Prima però confidò al nuovo partner di essere sieropositiva: “Non andò bene, lui a un certo punto voleva chiamare tutta la mia rubrica per dire che ero malata. Era una storia tossica. Era violento, quando l’ho lasciato mi ha preso a calci nella schiena“.
Il suicidio della madre
Elena Di Cioccio ha poi raccontato del dramma che ha investito la sua famiglia. Sua madre si è suicidata: “Quando si è tolta la vita ero pronta, ci aveva già provato anni prima. Mia madre ha perso un figlio, mio fratello, quando aveva tre anni. Morì in un incidente. Da lì non è più stata la stessa. Poi tutto ciò che le è accaduto attorno l’ha portata a un gesto estremo. Io ho fatto tutto ciò che ho potuto, ma quando una persona prende quella decisione non puoi farci niente. Non puoi monitorarla h24”.
E ancora: “Quando tentò il suicidio qualche anno prima le fecero il TSO. Mi promise che avrebbe seguito un percorso specifico ma non lo fece. Io mi infuriai perché in quella situazione non poteva farcela da sola. Da allora capii che lei aveva scelto. Io in quel momento le dissi: “Ti devo lasciare andare”. Lei mi ha guardato e mi ha detto: “Lo capisco”. In qualche modo ci siamo dette la verità. Avrei potuto fare di più? Sì, certo. Però è la persona che si deve volere bene. Non mi sono ripresa subito dalla tragedia, mi si è aperta una voragine. Ho capito però che non potevo più scappare da me stessa e che dovevo fare i conti proprio con me stessa”.
“Oggi sto bene, sono contenta. In questo momento non ho un compagno. Prima ho bisogno di finire il percorso con me stessa”, ha concluso.