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C’è agitazione in Rai. Questione di bugie. I piani alti si affrettano a dire che il calo di ascolti generale delle reti della Tv di Stato non esiste e che chi sostiene ciò altro non fa che diffondere fake news. In realtà, però, pare che non si tratti affatto di fake news, bensì di numeri messi neri su bianco. A ciò si aggiunge la grana che ha coinvolto Domenica In, storico programma pomeridiano del dì festivo dell’ammiraglia, attualmente timonato da Mara Venier.

Rai: “Noi meglio di Mediaset”. I dati nel complesso, però, dicono altro

Si proceda con ordine. Nelle scorse ore, l’amministratore delegato della Rai, Roberto Sergio, ha parlato in audizione in commissione di Vigilanza. Il dirigente ha detto di aver udito di recente notizie false circa i risultati ottenuti dalla televisione pubblica. Queste le dichiarazioni: “In queste settimane sono circolate delle vere e proprie ‘fake news’, che oltre a creare un danno ad un patrimonio comune a tutti gli italiani non rendono merito al lavoro straordinario dei tanti professionisti della Rai”.

Sergio ha aggiunto che, rispetto a quanto ha letto ultimamente (vale a dire di un calo di ascolti della Rai), nelle ultime settimane i dati di ascolto della Tv di Stato sono numeri che permettono all’emittente di essere leader di share. Insomma, secondo l’amministratore delegato tutto procede a gonfie vele e la Rai ottiene risultati migliori di Mediaset.

“Rai Uno, Rai Due e Rai Tre – ha spiegato sempre Sergio – nel periodo autunnale (1° ottobre – 16 dicembre) stanno totalizzando una share complessiva pari a oltre 3 punti in più rispetto ai comparabili tre canali generalisti dei competitor (Rai 30,0% e il il principale competitor 26,7%). La leadership aumenta ulteriormente nella prima serata, difatti a fronte di uno share del 30,8% di Rai, il gap sale a quasi 5 punti. Primato che si conferma sia per l’intera giornata che per la prima serata anche sull’anno (nel periodo 1° gennaio – 16 dicembre le generaliste RAI sono al 30,4% e il principale competitor al 26,3%)”.

L’amministratore delegato ha concluso il suo discorso assicurando che l’azienda non può che ritenersi soddisfatta. Ma c’è un ma: non tutto torna nelle parole scandite da Sergio. Anzi, la realtà sembra essere differente di quella descritta. Ma come? Se i dati sono quelli, c’è poco da obbiettare no? C’è da obbiettare eccome. Perché i dati di ascolto a cui ha fatto riferimento il dirigente hanno bisogno di essere commentati in modo differente.

Sergio ha fatto un paragone fra i soli canali generalisti (le tre reti principali e Rainews24), non prendendo in considerazione gli altri canali  tematici (e non ce ne sono pochi) dove la concorrenza di Mediaset – che ha più canali – è più forte. Per farla breve: piuttosto che far riferimento ai dati complessivi, sono stati snocciolati soltanto numeri parziali. Motivo? Perché quelli generali mostrano che Mediaset va più forte.

Secondo l’elaborazione dello Studio Frasi su dati Auditel, nelle prime sette settimane della stagione autunnale (dal 10 settembre al 28 ottobre) il Biscione ha superato la Rai nell’arco dell’intera giornata di ben 3 punti percentuale: 38,45% a 35,37% di share.

Riassumendo: è vero che lo share delle tre reti generaliste Rai è superiore a quello delle tre generaliste Mediaset, ma se si guarda nel complesso a tutta la galassia dei canali delle due aziende, quella fondata da Silvio Berlusconi ottiene dati migliori.

Domenica In e quelle ospitate della puntata del 19 novembre…

Sempre in Commissione di Vigilanza è pure scoppiato il caso ‘Domenica In’. La trasmissione di Mara Venier è stata oggetto di proteste per quel che è avvenuto durante la puntata del 19 novembre. Quel giorno fu dato ampio spazio all’omicidio di Giulia Cecchettin. A parlare in studio ci furono Simonetta Matone, parlamentare della Lega, e Rita Dalla Chiesa, parlamentare di Forza Italia, insieme a Alberto Matano, Roberta Bruzzone e Matilde d’Errico. Nessun esponente della minoranza di governo fu invitato.

Il capogruppo del Pd nella bicamerale, Stefano Graziano, sostenuto dai colleghi Maria Elena Boschi di Italia Viva e Angelo Bonelli di Alleanza Verdi e Sinistra, ha protestato e ha spiegato che la risposta ricevuta dalla Rai, secondo cui le due esponenti politiche sono intervenute come opinioniste, non è per nulla stata convincente. “Diteci quali sono i criteri per essere considerati opinionisti, in modo tale da poterci regolare anche noi”, ha scandito con sarcasmo la Boschi.

Mirko Vitali

Nato in una città del Nord, un paio di lauree umanistiche e un master in critica dello spettacolo. Si diletta a scrivere di televisione e dell'infernale mondo del gossip del Bel Paese (è convinto che qualcuno dovrà pur farlo questo ingrato mestiere di spifferare i fattacci altrui).

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