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Corrado Formigli lontano dalla linea di Massimo Giletti in merito al modo di condurre. Anzi, lontanissimo. I due big di La7, rispettivamente alla guida dei talk PiazzaPulita e Non è l’Arena, hanno senza dubbio un modo assai differente di dirigere lo studio. Il giornalista torinese cerca sempre di strizzare l’occhio al gusto nazionalpopolare, tentando non di rado incursioni con effetto a sorpresa; più improntato all’approfondimento meno chiassoso Formigli, che tuttavia è personalità fumantina quando si tratta di far valere le proprie opinioni. Quest’ultimo, intervistato da Fanpage.it, ha anche lasciato intendere a chiare lettere di non aver apprezzato l’idea del collega di recarsi a Odessa (scelta che ha sollevato non poche critiche su Giletti anche da parte di altri giornalisti italiani).

Quando a Formigli è stato chiesto se non ha mai pensato di condurre una puntata di PiazzaPulita dal fronte (difficile non collegare la questione alla vicenda Giletti che tanto ha fatto discutere di recente), il giornalista ha spiegato di non essere stato toccato dall’idea.

“Io credo che il collegamento in esterna debba portare un valore aggiunto e oggi quel valore aggiunto è il reportage dai luoghi che non riusciamo a raggiungere e conoscere, risvolti della guerra che non sono stati ancora mostrati. Penso che oggi il ruolo di un conduttore sia quello di stare in studio e far lavorare i propri inviati da lì. Trovo meno interessante l’idea di andare lì per dire di esserci. Qualora dovessi andarci, mi piacerebbe fare qualcosa che gli inviati non sono stati in grado di fare, prendermi anche dei rischi che non mi sentirei di far correre ai miei inviati. È il motivo per cui non mi è venuto in mente di partire, ma è la mia linea sulla guerra, fermo restando che ognuno ha la propria sensibilità e lo rispetto profondamente”.

Insomma, pur senza mai nominare Giletti, Formigli, tra le righe, ha lasciato intendere in modo nitido di non aver visto di buon occhio l’operato del collega a Odessa. Proprio una delle critiche mosse al conduttore di Non è l’Arena nei giorni scorsi è stata quella che ha sottolineato che il suo viaggio in Ucraina, in fin dei conti, non ha aggiunto un granché al racconto relativo alla guerra tra Kiev e Mosca. In particolare, diversi coloro che lo hanno biasimato sostenendo che abbia fatto un evitabilissimo giornalismo sensazionalistico di cui non c’era bisogno.

Tornando a Formigli è uno che di fronti giornalistico-militari se ne intende, avendo realizzato diversi reportage in zone flagellate dal conflitto, oltre ad aver fatto una storica diretta in qualità di inviato di guerra:

“Partecipai alla diretta sul ponte Brankov, nel 1999, come inviato di Moby Dick di Michele Santoro da Belgrado. La diretta dalla guerra, per la mia cultura televisiva, assume un senso profondo quando fa parte di una campagna e vuole dire qualcosa di specifico e importante. Quella era una diretta schierata contro le bombe NATO su Belgrado, stare su quel ponte significava dire che la città non doveva essere più bombardata. La cosa aveva un valore politico, l’informazione prendeva una posizione”.

PiazzaPulita ha assunto due linee differenti nel trattare il Covid e la guerra. Sul primo tema, a differenza di altri talk, si è dato pochissimo spazio ai no vax, mentre per quel che riguarda il conflitto sono state accolte una pluralità di voci. Perché?

“C’è una differenza enorme, il Covid imponeva di inchinarsi alla competenza, perché la scienza noi non la conosciamo. Io non so come sia fatta una proteina Spike e non capisco come agisca un vaccino e come interagisca con tutte le funzioni vitali dell’essere umano. Ma il tema della guerra e della pace non è solo per addetti ai lavori, io questo lo rifiuto. Un filosofo non può pensare a cosa sia la guerra? Un giornalista che ha seguito conflitti non può parlare di questi temi? Chiaro che ci affidiamo agli esperti per capirne sfumature e risvolti, ma per essere pacifisti o interventi non c’è bisogno di essere laureati in relazioni internazionali e studi strategici. Mentre se il vaccino funziona o meno, è uno scienziato a poterlo dire”.

Mirko Vitali

Nato in una città del Nord, un paio di lauree umanistiche e un master in critica dello spettacolo. Si diletta a scrivere di televisione e dell'infernale mondo del gossip del Bel Paese (è convinto che qualcuno dovrà pur farlo questo ingrato mestiere di spifferare i fattacci altrui).

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