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I ragazzi del Collegio sono attori e recitano? In tanti hanno questo dubbio tra il pubblico, ma oggi ancora una volta qualcuno del cast ha fatto chiarezza in merito. Stiamo parlando di Lucia Gravante, che veste i panni della Sorvegliante del Collegio. Lei è un’attrice, per cui il suo ruolo è ben scritto all’interno del programma, ma ciò non vale per i giovani protagonisti. Loro agiscono senza seguire un copione, non sono attori e decidono di partecipare spontaneamente al programma, e senza ricevere un compenso. L’unica somma prevista per loro è un rimborso spese settimanale, ma si tratta di una cifra inferiore a cento euro.

E veniamo alle parole della Gravante. Ospite a Tv Talk, la Sorvegliante ha parlato del successo che sta avendo questo programma. Anche nell’edizione cominciata martedì scorso, infatti, ha registrato degli ascolti piuttosto soddisfacenti. In particolare è la percentuale legata alla fascia d’età dei più giovani a colpire: il 54% era incollato su Rai Due martedì sera. Quando hanno chiesto alla Sorvegliante se lei avrebbe partecipato da adolescente a Il Collegio, lei ha risposto di no perché era molto timida.

Proprio a causa della sua timidezza spesso non si domanda come facciano i ragazzi protagonisti a comportarsi così come fanno, in modo così spontaneo e senza timori. Proprio a tal proposito Lucia Gravante ha chiarito che i protagonisti del Collegio non sono attori:

“Tutti dicono che recitano, ma avremmo una generazione di premi Oscar. In realtà sono talmente abituati fin da piccoli a stare davanti a un cellulare o a una fotocamera che sono naturali, sono così”.

Non c’è niente di recitato da parte dei ragazzi, dunque. Ma nel suo intervento a Tv Talk, la Gravante ha anche risposto a un altro quesito. Le hanno chiesto infatti come mai, secondo lei, Il Collegio fa nascere in qualcuno la nostalgia delle vecchie insegnanti, più rigide di quelle di oggi. La Sorvegliante ha spiegato che forse ciò succede perché manca un elemento fondamentale, ovvero il senso del limite e soprattutto che passi attraverso il senso della regola. In particolare la regola della libertà propria che finisce dove inizia la libertà dell’altro. Sono dei limiti, delle regole che forse al giorno d’oggi sono scomparsi, ancor di più il rendere concreti questi limiti.

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