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Gene Gnocchi, al secolo Eugenio Ghiozzi, nelle scorse ore ha rilasciato un’intervista a TvBlog, il blog televisivo più seguito d’Italia. Il comico, cabarettista e conduttore tv, noto per la sua personalità poliedrica, si è raccontato parlando, tra le altre cose, del suo rapporto con la collega e amica Simona Ventura e della sua partecipazione al programma televisivo di Rete 4 condotto da Nicola Porro, Quarta Repubblica.

“Simona Ventura? La migliore partner con cui ho lavorato”

Gene Gnocchi e Simona Ventura hanno lavorato per la prima volta insieme nel 2004, quando il comico affiancò la presentatrice piemontese durante il Festival di. Sanremo. Indimenticabili poi i loro divertenti siparietti a “Quelli che il calcio”, programma che rimarrà per sempre scritto nelle pagine della televisione italiana e di casa Rai.

“Con Simona ho condiviso otto anni fantastici, è come una sorella. Ha un rispetto sacrale per il lavoro degli altri. Non voleva mai sapere cosa avrei detto, si fidava ciecamente ed è difficile che accada qualcosa di simile in tv, dove i rapporti sono in genere definiti.” Queste le parole con cui Gnocchi ha definito e omaggiato il suo rapporto con Simona Ventura, amica e collega di una vita.

Durante l’intervista Gnocchi ha anche avuto la possibilità di ricordare un episodio del quale sono stati partecipi entrambi: la battuta sulla pelata di Pierluigi Collina, durante la trasmissione “La grande notte del lunedì sera”. “Una battuta può venirti male e offendere chi la riceve, non ci piove. Non sapevo che la sua calvizie fosse causata dall’alopecia. Successivamente mi scusai con Collina, non sapevo quale fosse la sua vera condizione. Nella fretta si può sbagliare e noi lo riconoscemmo”.

“A Quarta Repubblica quelle che realizzo non sono copertine”

Gene Gnocchi è poi passato a parlare della sua partecipazione a Quarta repubblica, talk show capitanato dal giornalista Nicola Porro. Come riferito dallo stesso Gnocchi, la tanto agoniata partecipazione al programma è stata abbracciata nel 2020, dopo aver fatto una corte spietata all’allora conduttore, Giovanni Floris.

Riteniamo che la cosa funzioni e la reiterazione va in questo senso. Il coinvolgimento non è facile, i temi trattati sono parecchi, poi su certi argomenti è complesso inserirsi. Per questo motivo si cerca di stare più sull’ospite che sui temi. Se si sta parlando del ragazzo ucciso dall’orso non intervengo, idem per la guerra in Ucraina. Ci si concentra più volentieri sulla persona in studio che sulle vicende affrontate. Devi legare la battuta all’ospite, riferendoti alla questione per cui è stato invitato”.

A quanto pare quindi le rapide incursioni del comico durante le puntate sarebbero di tutt’altro stampo rispetto agli inizi. Più che copertine si tratterebbe di commenti e gag sull’ospite in studio, piuttosto che sulle vicende che vengono affrontate, spesso complesse e sulle quali è difficile inserirsi a detta del comico. Insomma, quelli di Gnocchi sarebbero stati ridotti a interventi di una manciata di minuti e quasi sempre a ridosso della pubblicità.

Nonostante ciò Gnocchi non si è lamentato affatto, ribadendo che: “Gli interventi che faccio sono più che sufficienti, il tempo è quello e mi va bene.  Secondo noi c’è un buon riscontro e non lo dico pro domo mea, il metro è il giudizio della persona che incroci per strada. A mio avviso è una buona chiave e un modo pertinente e dignitoso di lavorare. Sono chiamato a dare l’apporto ad un programma che non è mio, ma del conduttore. Bisogna tenere presente questo fatto. Devi cercare di dare il sostegno migliore possibile”.

Il politically correct: una prigione

Infine, Gnocchi ha anche espresso il suo parere sul politically correct. Secondo le sue parole, per un comico è vietato limitarsi e trattenersi: “Non mi trattengo mai, non mi è mai venuto in mente e non ho mai pensato di cancellare una battuta perché si sarebbero potuti incazzare alti, bassi, grassi, magri, donne o persone di colore.” Secondo il cabarettista la battuta può anche non centrare l’obiettivo, ma questo dipende da chi la fa.

Ammette poi come lo sguardo satirico sul mondo sia totalmente cambiato a causa del “politicamente corretto”: “Mi occupo di calcio e da quindici anni curo Il Rompipallone sulla Gazzetta. Negli ultimi tempi mi sono reso conto che, con questa tendenza marcata di commenti sui social, le mie battute sono sempre più viste attraverso una lente distorta. Vengono ipotizzati complotti o disegni assolutamente inesistenti.”

Claudia Maria Cordara

Sono una studentessa di Biotecnologie Molecolari all’Università degli Studi di Torino. Vivo a Moncalieri, in provincia di Torino e da poco scrivo per Gossipetv.com. Quando non sono troppo impegnata con gli studi mi piace dedicarmi alla lettura e scrittura, trascorrere le giornate in riva al mare con un buon libro in mano e scoprire nuovi posti viaggiando.

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