Pietro Orlandi non ha assolutamente intenzione di gettare la spugna e di fermarsi circa la ricerca della verità sulla sparizione della sorella Emanuela Orlandi, scomparsa nel nulla quando aveva 15 anni. Di lei si sono perse le tracce nel lontano 22 giugno 1983. Sono passati quasi 40 anni, nessun corpo rinvenuto e un caso che ha segnato indelebilmente la storia cronachistica del Bel Paese. Pietro da quattro decenni è impegnato in prima linea per ottenere risposte che tardano ad arrivare, per usare un eufemismo; è convinto (come milioni di persone d’altra parte) che in Vaticano qualcuno sappia perfettamente che fine ha fatto la sorella.
La sua sete di verità lo ha portato parecchie volte anche in tv dove ha lanciato appelli a non finire. L’ultimo lo ha consegnato a Verissimo, trasmissione condotta da Silvia Toffanin in cui è stato ospite nella puntata in onda il 30 aprile 2023. Nel corso dell’intervista, la padrona di casa ha chiesto all’uomo quanto fastidio prova quando sente critiche prive di fondamento. Ad esempio quando qualcuno sostiene che stia sfruttando il caso della sorella per apparire sul piccolo schermo e guadagnare soldi.
Su tale punto, Silvia Toffanin ha voluto mettere i puntini sulle ì, specificando a muso duro che “Orlandi non ha percepito alcun cachet”. La questione l’ha confermata il diretto interessato, che ha evidenziato che il suo unico scopo, quando va in tv, è quello di riuscire ad avvicinarsi di più alla verità circa la sparizione di Emanuela. “Non prendo soldi. Le critiche? Ormai sono abituato”, ha chiosato l’uomo che in 40 anni ne ha sentite di tutte i colori.
Le malelingue possono quindi mettersi il cuore in pace e soprattutto possono smettere di ciarlare a vanvera. Altrimenti detto, sarebbe opportuno che la piantassero di parlare di cachet inesistenti e di congetturare sciocchi retroscena in merito a pagamenti fantomatici mai avvenuti. Orlandi ‘guarda e passa’, senza curarsi troppo dei ciarlatani. Preferisce, giustamente, investire forze e risorse per fare luce sulla vicenda della sorella, una delle ferite mai sanate della storia recente italiana e vaticana.