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Faruk Turgut, 60 anni, di Tunceli (Turchia), produttore cinematografico. Occhi scuri, taglienti, furbi, capelli brizzolati. Lo si può considerare il Cristiano Ronaldo della cinematografia turca. A vederlo sembra solo un ragazzo un po’ cresciuto, invece è un’impresa: la Gold Film. 72 tra serie tv e film.  I suoi prodotti cinematografici sono esportati in tutto il mondo. Lo scorso anno ha ottenuto un fatturato di 5.500.000 euro. In realtà quest’uomo non avrebbe bisogno di alcuna presentazione. Non ha vizi, è composto, ordinato, controllato, perfezionista. La sua giornata è rigorosa: dalla mattina alla sera lavora nel suo ufficio alla Gold Film. Solo qualche breve intervallo per mangiare. Per Turgut il cinema è amore, passione. Nel 1982 entra nel mondo del cinema come assistente. Nel 1987 la svolta: dirige ‘Sis’. Nel giro di qualche anno da direttore e regista diventa produttore. Yaz gulu, Berivan, Canim Benim, Annem, Omre bedel sono solo alcune delle serie tv prodotte. A cui si aggiungono le più recenti No. 309, Siyah Inci, Daydreamer – Le ali del sogno e Bay Yanlis. Il suo verbo è semplicità e comodità. Un mix di genio, grazia e umori popolari: racconta la realtà della società turca. Il suo è un esempio di imprenditoria che fa profitti importanti, mai realizzati sfruttando le persone, anzi valorizzandole. Nonostante lui sia un leader nel settore della cinematografia turca per noi di GossipeTv ha un nome ed un volto, che a sua volta ha dietro tanti volti, come i suoi collaboratori. Preziosi nel momento del bisogno. La Gold Film non è solo un’azienda: sono vite invischiate in un’avventura imprenditoriale. Tutto ha avuto inizio da un’intuizione, seguita poi da una passione, messa a frutto da un talento. Di Faruk Turgut si conosce il suo passato senza fanatismi e dogmi. Nessun segreto da svelare su questo gran signore che della cinematografia ha fatto la sua religione, delle commedie romantiche la sua vita, del buon gusto la sua legge. Alcuni dettagli sparsi qua e là nel suo ufficio al primo piano di una villa degli anni ‘80 dalle linee rigorose ci hanno svelato il Turgut più privato: un quadro raffigurante una scritta in arabo (probabilmente una frase del Corano) regalatogli dall’amico carissimo Faruk Teber, le foto della moglie e del cagnolino Can Can. Faruk Turgut è un uomo dolce, pragmatico, elegante dentro e fuori. Una persona che ha tanto da dire senza neanche essere sollecitata. Lui non si intervista, si ascolta. Nelle ore passate insieme avremo posto una decina di domande, fatto qualche osservazione. Eppure sono state ore d’incanto. Quando ci ha ricevuti nel suo ufficio eravamo incerti sul fatto che potesse essere realmente lui. Non si è avvertito in lui nulla che denunciasse la sua autorità. Ama l’Italia (l’ha girata in lungo ed in largo) e la sua popolarità nel nostro Paese è accresciuta anche grazie a Daydreamer – Le ali del sogno. Da qui il desiderio per il futuro di fare una co-produzione con un partner italiano per produrre una miniserie in Italia e in Turchia.

 

Quali sono gli elementi che la convincono a produrre una serie televisiva? 

Ora l’esperienza, la sperimentazione ed il rating. Prendo questo come riferimento e capisco cosa può o non può piacere ai telespettatori. Faccio questo lavoro da 40 anni. Da 10 anni mi occupo principalmente di commedie romantiche. Per una serie tv funzionare ci devono essere anche degli attori bravi. Ci deve essere soprattutto l’armonia chimica tra l’attore e l’attrice. Ad esempio il più grande successo di Daydreamer – le ali del sogno è l’aura, la magia che si crea quando Can e Demet si avvicinano. Quell’effetto, quella energia, quella chimica crea un’interazione con i telespettatori. Prima devi avere una bella storia (intesa come sceneggiatura, ndr), poi un bel casting, delle belle location, un bravo regista e produzione. Dopo aver raccolto tutti questi elementi ed aver raggiunto uno standard medio si può realizzare una serie che riesce a rimanere in televisione. Nell’ultimo periodo la mia più grande fortuna è che ho preso come attore Can Yaman. Ho visto il potenziale che ha e quello che utilizzo nei lavori che faccio. Questo contribuisce notevolmente sui progetti.

Ci sono degli elementi nella sceneggiatura che la convincono di più?

In Turchia ora ci sono degli sceneggiatori professionisti. Per Bay Yanlis ad esempio sapevo già che l’attore principale sarebbe stato Can Yaman. Ho parlato quindi con tutti gli sceneggiatori professionisti, chiedendo una sceneggiatura per Can Yaman. Quindi ho preso in considerazione il progetto che mi ha convinto di più. In Bay Yanlis abbiamo preferito Asli Zengin. Lei aveva già lavorato per noi, aveva scritto ‘no. 309’. Successivamente ha scritto la puntata 14 e 35 di Daydreamer. Lei è molto brava. I lavori che lo sceneggiatore ha fatto in precedenza, la performance ed i successi ottenuti sono fattori di scelta determinanti e comuni. Di Can Yaman ormai sappiamo il linguaggio corporeo, il suo atteggiamento, la fisionomia. Quindi allo sceneggiatore viene chiesto di adattare la sceneggiatura al personaggio principale. Il progetto deve corrispondere anche alla visione che ha Can, ai suoi obiettivi e progetti.

In Daydreamer si evidenziano elementi autentici che richiamano la cultura turca, mentre in Bay Yanlis si ritrovano elementi più sofisticati, più per il mercato internazionale. Allinearsi agli standard internazionali è sempre una scelta vincente? 

Si, è corretto. In Daydreamer ci sono più elementi della cultura locale. La famiglia, la madre di Demet (forse intendeva dire di Sanem, il personaggio interpretato da Demet Ozmedir, ndr), il padre, la sorella, la cultura del vicinato, una ragazza di umili origini, un ragazzo ricco: un progetto che ha preso forma in considerazione della tradizione turca. Per Bay Yanlis abbiamo fatto il contrario. Perché? Dopo aver visto il successo che ha avuto Daydreamer all’estero, abbiamo ritenuto che non potevamo fare un progetto orientato solo al mercato turco. Da qui la decisione di approcciare il nuovo progetto con una visione più internazionale. Per raggiungere il maggior numero di Paesi, essere presenti su Youtube, quindi raggiungere quanti più canali televisivi internazionali. Questa è stata la mia scelta. Il taglio più internazionale è stato fatto per raggiungere più telespettatori. In Turchia c’è ampio margine per fare nuove sperimentazioni. Bay Yanlis è un progetto fatto senza stereotipi. Senza il cliché della ragazza povera e del ragazzo ricco. Entrambi i protagonisti sono indipendenti economicamente. Entrambi lavorano. Abbiamo cercato di raggiungere un target di spettatori più elevato, come le persone da ‘colletto bianco’. Negli altri lavori succede che sono visti maggiormente da telespettatori che rientrano in una fascia d’età dai 12-19 anni. Rappresentano delle favole moderne. Qui abbiamo preso come target di riferimento le donne e gli uomini superiori a 20 anni. Ovviamente è anche un prodotto che può essere visto dai bambini. Abbiamo innalzato il livello e abbiamo mirato a costruire un’idea per raggiungere una fascia d’età più alta.

Avete fatto delle ricerche di mercato per orientare le nuove scelte? 

Si, prima di decidere ho fatto delle ricerche di mercato e studi approfonditi. Nulla è mai lasciato al caso alla Gold Film. Ho anche tenuto in considerazione gli incontri avuti a Cannes con alcuni giornalisti televisivi. Il loro racconto ha contribuito alle mie decisioni finali riguardanti le scelte di programmazione futura.

La scelta di dare un taglio più internazionale a Bay Yanlis è quindi una sua scelta….

Anche per dare a Can la possibilità di promuovere la sua immagine nel panorama internazionale. Per questo abbiamo preferito un target di telespettatori di età superiore. Questo però per noi è stato un grande rischio. Bay Yanlis ha preso dei rating inferiori a quelli che ha preso Daydreamer. Per il futuro vogliamo prendere accordi con l’estero, creare surplus e far crescere gli utili. Produrre una serie per i canali turchi è molto rischioso. Stiamo coprendo il disavanzo delle vendite fatte in Turchia, grazie alle vendite all’estero.

Quanto è costato produrre Bay Yanlis? 

Molto costoso. Ogni episodio è stato venduto al network televisivo per 110.000 euro. I costi di produzioni però erano superiori, pari a 140.000 euro. La voce di costo più importante ed esosa è quella relativa ai compensi per gli attori.

Lei ha avuto dei problemi legali con Kanal D….

Molti canali televisivi sono interessati all’acquisto dei progetti con Can Yaman. Quando ho fatto Bay Yanlis erano interessati all’acquisto sia Kanal D che Fox Turchia. Siccome c’erano stati dei problemi con Kanal D, ho preferito Fox. Con Kanal D non c’era mai stato un contratto né un accordo. Abbiamo parlato due volte e c’era una bozza di contratto. Ci siamo scambiati il contratto un paio di volte, ma ogni volta abbiamo manifestato dei dubbi su alcuni articoli, disapprovandoli. A causa di ciò abbiamo preferito Fox. Kanal D non è rimasto soddisfatto dalla nostra decisione. Ci hanno fatto causa, chiedendo di bloccare la messa in onda delle prime due puntate. In aggiunta, quando Kanal D vuole fare direttamente la vendita della serie all’estero. Io invece volevo che di questo si occupasse la Global Agency Izzet Pinto. Anche a causa di questo ho preso la decisione di vendere alla Fox.

Quando e come è avvenuto il suo primo incontro con Can Yaman?

Prima di incontrarlo Can aveva fatto altre serie. Quando stavamo lavorando sul progetto di Daydreamer, Demet Ozmedir aveva già lavorato per me in Çilek kokusu, No:309. Abbiamo quindi cercato un attore che potesse funzionare bene in video insieme a Demet. Ho incontrato prima i manager di Can. Ho deciso quindi che Can era la persona giusta ed ho fatto tanto sforzo per riuscire ad averlo. Sia Can che Demet sono attori molto costosi. Quando ho visto Can per la prima volta ho pensato che lui era l’attore perfetto per quel personaggio. Abbiamo curato molto il suo stile. I capelli, la barba, il linguaggio, gli outfit, il linguaggio del corpo: tutto è stato pensato e studiato. Se in quel periodo stavamo cercando l’attore giusto per Demet, in Bay Yanlis abbiamo cercato l’attrice giusta per Can. Siamo contenti di aver fatto questa scelta. Dopo Çilek Kokusu, no 309 e Daydreamer lei doveva crescere ancora di più professionalmente, avere la giusta attenzione. Per questo motivo dovevo mettere un attore molto bravo al suo fianco. Demet ha una grande energia ed è un’attrice molto brava. Non posso pensare ad un progetto futuro con lei perché attualmente Demet sta lavorando con un altro produttore.

In futuro però le cose potrebbero cambiare….

Può essere. Mi piacerebbe tornare a lavorare nuovamente con lei. Voglio bene a Demet. Il suo cachet è molto alto. Anche per Can è lo stesso. Metterli insieme è al momento molto dispendioso. Se ci fosse una co-produzione italiana, allora potrebbe essere possibile.

In Daydreamer la parte del cattivo è stata data ad un imprenditore italiano, Enzo Fabbri. Come mai avete fatto fare la parte del truffatore proprio ad un italiano? 

È stata un’idea dello sceneggiatore. Non c’è alcun preconcetto nei confronti degli italiani. Non è stato voluto.

Quale sarà il suo prossimo progetto cinematografico? 

Can Yaman. Si tratta di una mini-serie di 10 puntate in co-produzione Turchia/Italia. L’attrice deve essere italiana. Un progetto che può andare anche sulle piattaforme digitali, come Netflix. C’era una serie quella che ho fatto in passato che si chiama  Hanımın Çiftliği. Era un lavoro letterario. Un importante scrittore della letteratura turca, Orhan Kemal. Era una seria storica. E’ andato molto bene. Aveva battuto un record degli indici d’ascolto in televisione. 72 puntate. Ora c’è un progetto. lo sceneggiatore di questo è Zülküf Yücel. Sto preparando quello, voglio farlo. C’è uno sceneggiatore che aveva lavorato con me precedentemente si chiama Sırma Yanık, è uno sceneggiatore molto importante in Turchia. Lo sceneggiatore  delle serie come Adını Feriha Koydum, Kardeş Çocukları. Lavoriamo con lei su un progetto che è un dramma di una donna. Dopo da Bay Yanlış, punto su questi progetti, ma anche sulla co-produzione della miserie. Al contempo, la Gold Film sta già preparando una nuova commedia romantica per l’estate, con protagonista Can Yaman.

Allora Can Yaman almeno per il prossimo anno non farà un film con Ferzan Ozpetek….

No. Can e Ozpetek si sentono. Loro hanno dei contatti indipendentemente da me.

Le piacerebbe lavorare con Ozpetek? 

Certamente. Lui è un regista molto importante, che amo molto. Tra i progetti che ho al momento però non c’è qualcosa da fare con Ozpetek. Ferzan Ozpetek non può fare la serie con le attuali condizioni che ci sono in Turchia, perché i tempi della serie sono molto lunghi. Facciamo 130-140 minuti ad episodio. Occorre lavorare sette giorni la settimana. Lui è un regista che è abituato a fare film. Non farebbe mai una serie tv in Turchia. Spero che lui prenda Can per un film. Se lo facesse saremmo onorati, orgogliosi. Sarei felice.

Che rapporto ha con Can Yaman? 

Andiamo molto d’accordo con Can. Lui mi vuole bene e mi rispetta. Faccio tutto ciò che posso per aiutarlo nella sua carriera. Cerco di evitargli tutte le cose che lo fanno soffrire. Sto cercando di farlo lavorare con registi e sceneggiatori sempre più bravi. Fare dei progetti sempre migliori e più giusti per lui. Gli attori in Turchia non crescono facilmente professionalmente. Can è un attore che può essere inserito in un panorama internazionale. Lo proteggo, tengo molto a lui, gli voglio veramente bene. Far emergere una star in Turchia è molto difficile. Dipende molto dai lavori che sono stati fatti in precedenza, dagli indici di ascolto che ottieni, dagli spettatori, dalle televisioni.

Passare dal recitare in una soap ad un film comporta però anche una maggiore abilità professionale……

Certo, dovrebbe essere. A causa del Coronavirus il cinema turco si è fermato completamente. Non credo possa riprendere prima di un anno. Credo che Can dovrebbe fare un film buono. Penso che lui sia adatto per un film d’epoca. Come nel 1400-1500.

In passato Can ha fatto delle dichiarazioni su Demet Ozmedir che hanno suscitato scalpore. Vuole dirci qualcosa al riguardo? 

Abbiamo avuto un periodo non felice. Specialmente quando Can ha rilasciato un’intervista ad una giornalista durante la quale commentava dei rapporti tra attori uomini e donne, usando una parola che è stata fraintesa. Le persone lo hanno preso di mira e sollevato una grande polemica. In Turchia succede che quando sei molto bravo, cercano di trovare dei motivi per criticarti. In quel periodo Can doveva fare molta attenzione a quello che diceva, lo stile di vita e al suo comportamento. Ho sofferto un po’ a causa di questo problema. Abbiamo aspettato un po’ di tempo prima di tornare alla normalità. Lui ha incominciato ad isolarsi, fare una vita più routinaria. Ha fatto il servizio militare obbligatorio. Ha imparato dai suoi errori. Ora Can è più controllato, più attento, anche quando rilascia dichiarazioni.

Se dovesse venire nuovamente al mondo, farebbe di nuovo il produttore cinematografico? 

Vorrei fare ancora questo lavoro, anche se ci sono tante difficoltà, lo stress, la tensione. Mi piace molto il mio lavoro. Ho dei sogni, dei progetti che mi piace condividere con i miei amici. Anche la tua presenza qui è collegata alle cose che ho fatto. Fortunatamente sono un produttore, sto producendo serie, cose belle con queste brave persone.

Cosa pensa della Can Yaman mania?

Ogni giorno molte persone vengono sul set da noi. Siamo felici di vedere tanto affetto da parte delle fan, come quelle spagnole e italiane. Fanno lunghi viaggi per fare una fotografia con Can Yaman. In tempo di pandemia da Coronavirus, la loro presenza sul set non è sempre facile da gestire.

Secondo Lei la bellezza va consumata o protetta? 

Anche se vuoi non puoi proteggere la bellezza. Il tempo è crudele. In questo lavoro se oltre la bellezza non c’è talento, allora non ha senso. Prima il talento e poi la bellezza.

La televisione non è fatta dai critici, ma dai telespettatori. Quanto influisce questo sulle sue decisioni? 

Sono d’accordo. La televisione è una cosa divertente. Fare un lavoro per la televisione è come scrivere sull’acqua. Cioè si guarda la serie alla sera, ci si diverte, ma dopo una settimana si dimentica. Il cinema invece è permanente. La televisione è solo per quell’istante. Le serie tv hanno lanciato dei messaggi importanti, quindi meritano grande attenzione e rispetto.

Qual è il film che le è rimasto più impresso? 

Specialmente, i film americani che raccontano degli İtaliani. Mi è rimasto impresso nella mia mente C’era una volta in America, Il Padrino, quelli che parlano di mafia italiana. Sto seguendo da vicino i film americani che raccontano degli İtaliani. Conosco quasi tutto di loro. I film İtaliani non arrivano in Turchia. I film İtaliani non vengono messi in onda sulle televisione turche. Solitamente li guardo su Netflix. Tra le ultime serie tv italiane viste c’è anche ‘Il Processo’. Mi è piaciuta molto. Ho trovato molto bella la scenografia, la sceneggiatura, la regia e la recitazione.

Qual è il segreto del suo successo? 

Per me il segreto del mio successo è amare molto il lavoro, prendere seriamente le cose, dedicarsi seriamente al lavoro, non essere contento di quello che gia ho, sempre fare di più e meglio. Sto facendo questo lavoro da 40 anni. Ho fatto le 72 serie fino ad ora. Vuol dire che più di 2000 puntate, ho fatto sempre questo, dall’inizio fino ad ora, sempre meglio. Voglio lavorare con il regista e lo sceneggiatore bravo. Voglio lavorare con gli attori bravi. Il mio obiettivo  è sempre fare dei lavori migliori. Questo mi rende felice. Gli insuccessi ci possono essere, ma la cosa importante è imparare dai propri insuccessi. Imparo sempre dai miei errori.

Qual è stata la sua decisione coraggiosa che l’ha portata sulla strada del successo? 

Certo che ci sono. Specialmente di volta in volta le persone che entrano nella mia vita come gli sceneggiatori e i direttori hanno dato grande contributo per portare Gold film ad un livello migliore. In più, ho un team di lavoro molto produttivo, molto attivi, molto diligenti. Non possiamo negare che anche i miei collaboratori hanno dato un grande contributo a creare i progetti. Ad esempio, specialmente ho un regista a cui sono molto legato. Lui è molto prezioso per me, si chiama é Faruk Teber. Ha dato grande contributo ai lavori che Gold Film. Il nostro è un lavoro di  squadra. Questi lavori sono possibili quando tutte le persone arrivano insieme. La cosa faccio qui è quella di coordinare, dare i lavori alle persone giuste, dopo aspettare i risultati giusti da loro. Presto molta attenzione nel fare questo. L’attore, lo sceneggiatore, il regista, anche il canale devono essere quelli giusti. Provo a mettere insieme tutto questo in modo efficiente e a produrre un lavoro diverso. Ad esempio, i miei migliori lavori li ha fatti Faruk Teber: Hanımın Çiftliği, İffet, Kardeş Çocukları, Dila Hanım. Migliore regista della Turchia. Tra i suoi lavori i suoi lavori, Hatırla Sevgili, Çukurova, Annem, İffet. Tutti suoi lavori che ha fatto con me sono eccellenti. Infatti le serie sono durate tanto, circa 60-70 puntate. Specialmente lui fa molto bene le serie storiche.

Si sente più manager o artista?

Sto facendo il lavoro con la mia coscienza. Sono una persona onesta. Per me è importante l’empatia. Quando prendo delle decisioni, mi preoccupo degli altri. Non mi muovo soltanto per i miei benefici. Non è fatto soltanto per la mia felicità. Tutto il mio team, i collaboratori e i miei amici con cui lavoro dovrebbero essere felici ed in pace quando facciamo qualcosa insieme. Il mio motto è “tutti noi” e non io.

Farebbe gratis il produttore cinematografico?

Non sono egoista. Il lavoro che faccio non lo faccio per compiacere me stesso. Le cose che fai devono piacere ai telespettatori. Credo sia anche una cosa utile per gli altri, perché attraverso le serie si lanciano dei messaggi importanti. Diamo speranze. In questo senso lo farei anche senza alcun corrispettivo in denaro. La cosa importante per me è raggiungere le persone, sostenerle, illuminarle nel loro cammino. I soldi non sono tutto nella vita.

Chi è stato il suo grande maestro? 

Ho assistito tanti registi turchi. Ma quello che mi ha impressionato di più e considero il mio maestro e una persone che vedo un modello nella mia vita, tanto da voler diventare come  lui, è soltanto uno: Şerif Gören. Il suo modo di vedere il cinema è speciale. Nel periodo peggiore che ha attraversato la cinematografia in Turchia, lui è riuscito a fare dei lavori straordinari. Ha vinto un premio alla festival cinematografico di Cannes. Era la prima volta che il cinema turco riceveva un premio all’estero. Oltre ad essere una persona molto speciale, è anche un grandissimo regista. Per me è un maestro sia nella professione, che nella vita. Lui è come un fratello maggiore. Mi ha introdotto nel cinema, mi ha supportato in ogni momento. Mi ha dato la straordinaria possibilità di essere un regista. Mi ha fatto diventare regista a 27 anni. Mi ha dato dato la possibilità di fare un film e di lavorare con i migliori attori della Turchia.

Qual è la scena di un film che le è rimasta più impressa? 

Mi piace di più la scena di Al Pacino in ‘Scent of a woman’, dove interpretava il ruolo del colonnello Slade. Lui era cieco, eppure mi è rimasta impressa la scena del tango ballato con Dana. Un uomo non vedente che riesce a ballare in modo così perfetto e sublime il tango. è stato meraviglioso. Mi piace molto Al Pacino, secondo me è il numero uno. Anche Robert De Niro. Se potessi, chiederei loro di poter lavorare insieme.

Cosa direbbe al suo peggior nemico? 

Non mi piacerebbe neanche guardarlo in faccia. Però non vorrei mai che gli accadesse qualcosa di brutto.

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