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La Sicilia, i primi passi in tv, il successo con Il postino, Hollywood, l’amore e tanto altro: Maria Grazia Cucinotta, in una lunga chiacchierata concessa al Corriere della Sera, ha ripercorso le tappe salienti della sua carriera e, più in generale, della sua vita. Dopo aver fatto la gavetta, grazie anche a Nathaly Caldonazzo (ex fidanzata di Massimo Troisi), ebbe un posto appunto ne Il postino, film che la consacrò a livello globale e che diede una virata decisa al suo percorso cinematografico. Quasi di punto in bianco, si ritrovò sul set con il gota del cinema mondiale.

Per lei, ritrovarsi a girare Il postino fu quasi un segno del destino. Motivo? In famiglia, dal padre, al fratello e alla sorella, fino al cognato e al nipote, tutti hanno svolto o svolgono quel lavoro. E pure Maria Grazia avrebbe potuto seguire quella strada: “In realtà anch’io avevo vinto il concorso e un contratto di tre mesi, ma ci ho rinunciato, ormai avevo preso la mia strada. Papà mi ha tenuto il muso per anni, fino al film con Massimo Troisi: in qualche modo avevo realizzato il suo sogno”.

Sul set si ritrovò a recitare con l’intramontabile Troisi, già molto malato (morì poche ore dopo la fine delle riprese). Quando le si chiede cosa ricorda in particolare di quell’esperienza, non ha dubbi: “La pazienza infinita di Massimo con me, una semi sconosciuta in un cast stellare. Per timidezza parlavo velocissima, avevo paura di rubare troppo tempo. Con me c’era Renato Scarpa, meraviglioso, quando è mancato l’anno scorso mi ha lasciato un vuoto enorme”.

Allora, Nathaly Caldonazzo, che stette al fianco dell’attore campano negli ultimi anni della sua vita, ebbe un ruolo fondamentale per l’ingaggio della Cucinotta nella pellicola. Fu infatti l’ex gieffina vip a raccomandarla. Maria Grazia ha spiegato con precisione come andarono le cose:

“Ci eravamo conosciute a “Fantastico 10”, con Massimo Ranieri e Anna Oxa. Nathaly era bellissima, quando passava faceva rigirare pure le mattonelle. “Saresti perfetta”, insisteva. “Ci penso io”. E lo ha convinto. Lei e Massimo si amavano moltissimo, la sua morte fu il più grande dolore della sua vita. Sono 28 anni che la ringrazio, anche se adesso ci siamo perse”.

Dopo l’Oscar con Il Postino fu la volta di un altro grande successo cinematografico, I Laureati, con Leonardo Pieraccioni. Da semi sconosciuta, la Cucinotta divenne una delle star italiane più conosciute a livello globale. “Con Leonardo – ha ricordato – c’erano tante scene in cui ci baciavamo, i paparazzi erano appostati ovunque, lui era adorabile, scoppiavo a ridere di continuo, specie con Ceccherini, fu divertentissimo, anche se a volte mi rivedo in una scena e mi dico: “Mizzica, come l’ho recitata male!”“.

Quindi il lavoro con Gigi Proietti nella fiction Avvocato Porta. In compianto istrione capitolino lo ricorda con estrema stima e profondo affetto, descrivendolo come un talento smisurato con il quale “potevi anche restare muta, era talmente grande che ti sentivi superflua. All’inizio sembrava burbero, poi ti incantava con i suoi racconti, generoso, gentile, a me che sono così imbranata pareva un genio”.

Cucinotta a Hollywood: il no ad Al Pacino e Keanu Reeves e i lavori con Pierce Brosnan e Woody Allen

Nel frattempo era partita per Los Angeles dove è rimasta fino al 2005. Un’esperienza agrodolce. Maria Grazia ha sfatato il mito di un Hollywood sfavillante, arrivando a descrivere il posto come “una scritta anonima su una collina spelacchiata, pure bruttarella, niente di che”, per lei che veniva da Roma, “con il Vaticano e il Colosseo”. Gli statunitensi, però, “come organizzazione sono ineguagliabili e lì davvero funziona la meritocrazia: non gli importa chi sei e da dove vieni, se hai successo hai successo e tutti sono con te. Ho studiato e imparato tanto”.

A Hollywood le fu offerta poi una parte in uno dei film più famosi degli anni Novanta, L’avvocato del diavolo, nel cui cast figurano attori del calibro di Al Pacino e Keanu Reeves. Rifiutò il ruolo per via delle troppe scene senza abiti che avrebbe dovuto girare:

«Ero tentata, un film con Al Pacino e Keanu Reeves, no, dico, Keanu Reeves, che quando lo vedi ammutolisci. Pensavo: e quando mi ricapita? Però nel copione c’era da spogliarsi continuamente e io con questo seno gigante mi sarei sentita a disagio e avrei rovinato tutto”.

Il cinema americano continuò a corteggiarla lo stesso e infatti eccola sul set di 007 – Il mondo non basta, al fianco di Pierce Brosnan Fu un set molto impegnativo, a San Francisco, dove si girava soltanto di notte: “I miei colleghi erano cerebrali, pieni di turbe, mi sfinivano, in più dovevo studiare dizione, ero distrutta. E poi la produzione pretendeva un’esclusiva di sei mesi per due pagine di copione. La mia agente ha accettato al posto mio. “Questi sono i biglietti, parti domani per Londra””.

E Brosnan? Come si è trovata? La Cucinotta lo descrive come una “persona meravigliosa”, arrivando a dire che 007 è stato il film che umanamente le “ha dato di più“. Spazio poi al lavoro con Woody Allen e Sharon Stone. Con loro recitò in Ho solo fatto a pezzi mia moglie. Impressioni e ricordi?

“Sharon l’ho vista poco, perché il marito tradito, come dice il titolo, la fa fuori quasi subito, di lei resta solo una mano che sarà poi al centro della storia. Woody Allen lo conoscevo già, tramite sua sorella. Dal vivo è piccolino, ma quando recita, ciao, non ce n’è più per nessuno, si accende, risplende, è il Cinema”.

Sempre restando in tema di set, si è ritrovata anche su quello di un celebre spot dell’acqua minerale con Alessandro Del Piero e l’uccellino chiacchierone. “Alex è simpaticissimo – ha raccontato -, ci siamo ammazzati dalle risate con lui e il regista Marcello Cesena, ed è anche un gran professionista, quando qualcuno ha successo c’è sempre un perché. E non ho mai avuto così tante richieste di amici per venirmi a trovare sul set”.

Maria Grazia Cucinotta e il primo incontro con il marito Giulio Violati

In così tanto peregrinare in giro per il mondo, una costante: Giulio Violati, l’imprenditore e produttore con il quale è sposata da quasi 27 anni:

“Lo conobbi la sera di Capodanno, festa che detesto, a casa di Massimo Santoro, il figlio di Arnaldo, mio caro amico. Esordì con delle battutine infelici sul mestiere di attrice, cercava di fare il simpatico, lo mandai subito al diavolo. Due giorni dopo mi arrivò una telefonata: “Sei libera il 7 ottobre?”. Non lo avevo riconosciuto, credevo fosse una proposta di lavoro. “Perché se sei libera, allora ci sposiamo”. Ho riattaccato”.

Mirko Vitali

Nato in una città del Nord, un paio di lauree umanistiche e un master in critica dello spettacolo. Si diletta a scrivere di televisione e dell'infernale mondo del gossip del Bel Paese (è convinto che qualcuno dovrà pur farlo questo ingrato mestiere di spifferare i fattacci altrui).

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