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Rita Levi-Montalcini è stata una figura emblematica per la società a livello mondiale. A lei si devono alcune delle più importanti visioni pionieristiche sviluppate negli anni Novanta che hanno fatto da caposaldo per le nuove scoperte scientifiche nell’ambito delle neuroscienze. Esempio a livello professionale, sociale e morale, con il suo spirito d’innovazione ha ribaltato la visione classica del ruolo della donna nella società del XX secolo.

Rita Levi-Montalcini, vita e formazione

Rita Levi-Montalcini è nata a Torino il 22 aprile 1909 da madre pittrice, Adele Montalcini, e da padre ingegnere, Adamo Levi. I suoi studi furono profondamente orientati dalla cultura vittoriana del padre e dallo stampo patriarcale dell’epoca. Adamo Levi mandò la figlia in un liceo femminile.

Tuttavia, la determinazione di Rita fu salda fin dalla giovinezza. Dopo il diploma ottenne da privatista la maturità classica. Nel 1930 si iscrisse presso la facoltà di medicina e chirurgia di Torino e nel 1936 conseguì la laurea con lode.

Rita Levi-Montalcini, il periodo della Seconda Guerra Mondiale

La sua carriera professionale fu fin da subito ostacolata. Iniziata ai preludi della Seconda Guerra Mondiale come assistente volontaria nella clinica delle malattie nervose e mentali, Levi-Montalcini fu sospesa con decreto rettorale del 18 ottobre 1938 per effetto delle leggi razziali.

Ma riuscì comunque nel 1939 a prendere il diploma di specializzazione in neuropatologia e psichiatria. Fin dal secondo anno di Università, la sua attività si concentrò come interna nell’Istituto di anatomia diretto da Giuseppe Levi. L’innovatività delle tecniche apprese qui fu fondamentale per il percorso della scienziata.

Dopo aver passato un periodo di studi di ricerca a Bruxelles, l’invasione di Hitler in Belgio la portò a rientrare a Torino. Levi-Montalcini, tuttavia non si perse d’animo. Incoraggiata da Giuseppe Levi organizzò un laboratorio nella propria camera da letto e qui si stagliarono le prime ricerche che avrebbero fatto decollare la carriera della scienziata.

Nel 1943 la famiglia Levi-Montalcini fuggì a Firenze sotto falso nome ma non appena la città fu liberata dagli Alleati iniziò a lavorare presso l’ospedale militare fino al loro rientro a Torino. Qui divenne assistente presso il Centro per le ricerche sull’accrescimento e la senescenza.

Rita Levi-Montalcini, gli studi dopo Seconda Guerra Mondiale e il periodo negli Usa

Nel frattempo, Rita riprese le ricerche effettuate durante il conflitto globale nel laboratorio della sua camera. Sotto consiglio di Levi aveva analizzato le conseguenze della rimozione di un arto nell’embrione di pollo, seguendo il modello descritto da Hamburger in un lavoro del 1934.

Gli studi di Hamburger non convinsero i due ricercatori che elaborarono un nuovo modello sostenuto da semplici esperimenti. Nel 1946 Hamburger chiese a Levi di inviare alla Washington University di St. Louis la scienziata per un periodo di sei mesi in modo da chiarire le differenti vedute sulla questione. Alla fine, Rita rimase negli Usa per ventisei anni. Fu il periodo più produttivo della sua vita.

Iniziarono qui le prime scoperte sulle fibre nervose. Seguirono, perciò, gli esperimenti con tecnica delle colture in vitro in collaborazione con il Biophysics Institute di Rio de Janeiro che aveva un efficiente laboratorio di colture cellulari. Il lavoro condotto con Hamburger portò a risultati che non solo confermarono il concetto di “fattore di accrescimento nervoso”, ma fornirono importanti spunti per lo studio della sua natura chimica.

All’inizio del 1953 Hamburger invitò a St. Louis un giovane biochimico, Stanley Cohen. Questo era stato segnalato da Arthur Kornberg, premio Nobel nel 1959, per le scoperte sui meccanismi della sintesi biologica del DNA. Lo scopo era affidare a un esperto l’identificazione della natura chimica del fattore di accrescimento nervoso (EGF), che si rivelò essere una proteina legata ad acidi nucleici.

Dopo diversi esperimenti e la scoperta di quello che venne definito come Nerve Growth Factor (NGF), iniziò per la Levi-Montalcini, ormai professoressa di ruolo, la “saga dell’NCG”.

Questa si sviluppò nella collaborazione con un giovane biochimico italiano, Piero Angeletti e si protrasse per dodici anni. I due avviarono un nuovo programma orientato a scoprire la natura del NGF ma soprattutto la sua origine, il suo significato e il suo meccanismo d’azione.

Rita Levi-Montalcini, il rientro in Italia

L’amore per la famiglia portò nel 1961 Rita Levi-Montalcini a tornare in Italia. In tre mesi costruì a Roma un laboratorio di ricerche presso l’Istituto superiore di sanità, che diventerà otto anni dopo il Centro di ricerche di neurobiologia con a capo la scienziata.

Con l’aiuto di Angeletti si avviò una lunga collaborazione con la Washington University. I risultati furono pionieristici: tale fattore era capace di promuovere la sopravvivenza di una determinata categoria di cellule nervose.

Nel 1979 Levi-Montalcini fu messa a riposo per limiti di età, tuttavia poté continuare le sue ricerche. Dal 1990 per cinque anni lavorò con un contratto di superesperto del CNR. A questo punto il NGF non era più suo territorio esclusivo ma solleticava la curiosità del pubblico di studiosi anche a livello internazionale.

Col tempo si comprese l’importanza del NGF nel sistema immunitario e nel sistema endocrino e si accertò il suo coinvolgimento nel comportamento aggressivo, nei processi di memoria e di apprendimento, nella fertilità, nel dolore e nella plasticità del sistema nervoso.

Nel 2004 la Fondazione Santa Lucia di Roma inaugurò nuovi laboratori di ricerca, e la medesima ospitò l’European Brain Research Institute. Fondato dalla Levi-Montalcini, la scienziata passava il tempo a fare nuove ricerche circondata giovani menti, con cui avviava progetti.

Dal 1992 istituì con la sorella Paola in memoria del padre la Fondazione Rita Levi-Montalcini per sensibilizzare ed aiutare le giovani donne africane negli studi finalizzati alla formazione di dirigenti nella vita scientifica e sociale del proprio paese.

Nel 2012 pubblicò la rassegna in cui fu riassunto il ruolo del NGF sulla funzione delle cellule cromoaffini. Morì quello stesso anno nella sua casa a Roma, in cui aveva convissuto con la sorella Paola.

Rita Levi-Montalcini, il Nobel e gli altri riconoscimenti

Rita Levi-Montalcini ricevette il premio Nobel per la medicina a Stoccolma il 10 dicembre 1986 con la motivazione secondo cui la scoperta dell’NGF è “l’esempio di come un osservatore acuto possa estrarre ipotesi valide da un apparente caos”.

Un anno dopo, il 25 giugno 1987, le fu assegnata la National Medal of Science dalla Casa Bianca di Washington. La motivazione riguardava gli enormi passi avanti fatti in neurobiologia grazie alla scoperta del Nerve Growth Factor e ai suoi effetti sul sistema nervoso.

Nella sua vita, inoltre, fu socia di molte accademie e società scientifiche tra le quali: la Pontificia Academia Scientiarum, la American Accademy of Arts and Sciences, la National Academy of Sciences degli Stati Uniti e la Royal Society inglese.

Fra gli altri riconoscimenti: il premio Max Weinstein dalla United Cerebral Palsy Association (1963). Il premio Feltrinelli (1969). Il William Thomson Wakeman Award dalla National Paraplegia Foundation (1974). Il Louisa Gross Horwitz Prize della Columbia University (1983). L’Albert Lasker Basic Medical Research Award (1986). Il Wendell Krieg Lifetime Achievement Award istituito dal Cajal Club (2009).

Tra le Università che le hanno conferito lauree ad honorem troviamo: l’Istituto Weizmann (Israele), la Saint Mary University (Londra), la Constantinian University (USA), l’Università Commerciale Luigi Bocconi, il Politecnico di Torino, le Università di Urbino, Bologna, Ferrara, e Perugia.

Nella sua vita Rita Levi-Montalcini fu attiva anche in ambito sociale e politico. Nel 1999 fu ambasciatrice della FAO per contribuire alla campagna contro la fame nel mondo. E nel 2001 fu nominata senatrice a vita dal presidente Carlo Azeglio Ciampi. Inoltre, le fu assegnato in Francia il titolo di Grand’Ufficiale dell’Ordine della Legion d’Onore e in Spagna di Dama di Gran Croce dell’Ordine di Isabella la Cattolica.

Rita Levi-Montalcini: 5 frasi storiche

Si riportano cinque frasi storiche della scienziata Premio Nobel (qui tutte le altre sue massime):

  1. La mia intelligenza? Più che mediocre. I miei unici meriti sono stati impegno e ottimismo.
  2. Le donne che hanno cambiato il mondo non hanno mai avuto bisogno di mostrare nulla, se non la loro intelligenza.
  3. A me nella vita è riuscito tutto facile. Le difficoltà me le sono scrollate di dosso, come acqua sulle ali di un’anatra.
  4. Tutti dicono che il cervello sia l’organo più complesso del corpo umano, da medico potrei anche acconsentire. Ma come donna vi assicuro che non vi è niente di più complesso del cuore. Ancora oggi non si conoscono i suoi meccanismi.
  5. A rovinare l’uomo è il servilismo, il conformismo, l’ossequio, non l’aggressività che è nell’ambiente più che dentro di noi.

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